Non temere – Angelo Ruga

Eventi, Sagre e Manifestazioni in Liguria

SPETTACOLI, CULTURA, MOSTRE E TRADIZIONI
Finale Ligure
16.05.24  ›  07.07.24
16 maggio - 15 giugno, dal martedì alla domenica 15:00 - 20:00 / 16 giugno - 7 luglio, dal martedì alla domenica 17:00 - 22:00
Complesso Monumentale di Santa Caterina
Programma, informazioni e contatti su

Dal 16 maggio al 7 luglio 2024, l'Oratorio de' Disciplinati di Santa Caterina di Finalborgo (Finale Ligure) ospita la mostra Non temere. Angelo Ruga 1932-1999, curata da Daniele Panucci e Gabriele Cordì, prodotta dall'Associazione Culturale Angelo Ruga in collaborazione con QuestionMark.

-Non temere/non vogliono te/li hanno messi lì/a far paura/ma non hanno occhi/solo fessure/e le loro braccia/son rami/le mani due cenci/e i fucili/due bastoni/che a primavera/fioriranno-. Così, in una poesia del 1993, Angelo Ruga (1930-1999) sembra trovare una via d'uscita alle sue sofferenze: lo sguardo sulle colline è ormai privo di tensioni. Questi versi fanno riferimento ai corpi in legno degli Spaventapasseri, opere che rappresentano uno dei punti più alti dell'arte di Ruga: Grandi sculture polimateriche, realizzate a partire dal 1973 con materiali poveri e di recupero […] nascono ed esistono nella loro relazione con l'ambiente naturale (Bochicchio, 2021). Come maschere della tragedia greca, gli spaventapasseri sembrano recitare una drammaturgia di volti e gesti muti nelle campagne di Mongreno. Sono simulacri attraverso i quali l'artista crea il proprio alter ego, restituendo alla collina l'anima di quegli spiriti apotropaici incontrati tra i campi.

Nella ricca produzione di Ruga, le tematiche si intrecciano, i soggetti ricorrono e i modelli vengono riproposti e reinterpretati attraverso varie tecniche, soluzioni e formati. Per questo motivo, la mostra retrospettiva si propone di offrire una visione ampia e approfondita della ricerca poliedrica e instancabile dell'artista piemontese, guerriero e demiurgo. Un'occasione per celebrare il maestro nella storica cornice di Finalborgo. Al centro della mostra sono esposte, in una accurata selezione di opere, le principali tematiche della ricerca espressiva dell'artista. Si parte dai primi lavori figurativi di matrice realista degli anni Cinquanta – paesaggi albisolesi, vedute torinesi e ritratti, che Ruga attinge dalla vita di paese (Ragazzo con l'anguria, 1957). Si passa poi alle sperimentazioni informali e gestuali dei primi anni Sessanta, iniziate dopo la conclusione dell'accademia. È in questo periodo, vissuto sulla collina di Mongreno, che realizzò lavori come le tele Albero a Mongreno (1961), Informale (1963) e Mondo minimo. Insetti (1969), dove emergono luoghi, creature e fenomeni misteriosi trasfigurati dal selvaggio affollarsi di segni, in particolare il cerchio e la spirale. Qui, trovano vita anche le già citate sculture di Spaventapasseri, spesso documentate e raccontate dal loro creatore con la pittura, come testimoniano Madama e le colline bianche (1974), Berto e il novellatore (1974) ed Evocatore di suoni (1975).
La mostra prosegue con una serie di opere segnate dal suo ritorno ad Albisola nel 1975 e la morte della prima moglie Ada, un periodo travagliato in cui l'artista volge l'attenzione all'entroterra e alle vicine Langhe che inizierà a visitare ed esplorare sempre più frequentemente.
Trovano spazio anche quattro piccole sculture del ciclo dei Giochi d'amore (1981), figure la cui espressività – quasi drammatica – è amplificata dalla semplificazione delle forme, colte in un momento parossistico di erotismo e intimità.

La mostra presenta poi la serie di quattro tele ad olio, dal titolo La ragazza del calciatore (1991): Angelo Ruga racconta l'universo del pallone concentrando la propria attenzione esclusivamente sulle architetture destinate ad accogliere i tifosi (puntiformi) e ad ospitare le partite. In questa serie di dipinti i tratti circolari che delineano le strutture assumono le sembianze di un busto femminile, che la titolazione ci porta ad interpretare come omaggi la moglie Biagia Baccani (1933-2015), innamoratasi del Ruga calciatore dell'Unione Sportiva Albissola negli anni Cinquanta, scrive Daniele Panucci, curatore della mostra.
Infine, grande spazio è stato dedicato al ciclo delle Bimbe di Terezin. Una selezione di otto dipinti e dieci sculture in grès ricordano il crimine dell'Olocausto e, in particolare, la violenza esercitata dalla follia umana sull'innocenza. La semplicità della materia, gli accenni alla loro identità di prigioniere (la stella di David, le bluse a strisce dell'internamento) e i volti anonimi testimoniano il coinvolgimento dell'artista nel dramma della storia. Come affermò lo stesso Ruga: Presento una nuova parentesi pittorica dedicata ai bimbi di Terezin, in quel girotondo finale che la ferocia nazista ha proposto al genere umano. A loro, che in una nube di compatta cenere, viaggiano per sempre in orbita con i satelliti spediti dall'intelligenza umana ho dedicato questi dipinti, affinché la loro voce rimbalzi sulla crosta terrestre e ricordi agli uomini la loro stessa vigliaccheria.

L'obiettivo è quello di attraversare varie discipline espressive (pittura, scultura, installazioni, fotografia, editoria), alternando o mettendo in dialogo autori storici - come Angelo Ruga - e ricerche contemporanee, senza trascurare giovani e giovanissimi che rappresentano la ricerca attuale e cercando di progettare ogni evento espositivo in stretta relazione con gli spazi fisici e le sale dell'Oratorio, conclude Daniele Decia, direttore creativo dell'Oratorio de' Disciplinati.
In parallelo, dal 24 maggio al 23 giugno, presso la Bottega del Vino di Dogliani (CN), saranno esposti alcuni lavori pittorici di Angelo Ruga incentrati sul tema delle Langhe e delle colline.

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| ANGELO RUGA

Angelo Ruga nasce nel 1930 a Torino, dove tra il 1948 e il 1957 si forma presso il Liceo Artistico e l'Accademia Albertina. Dipinge paesaggi torinesi, alternando viaggi di formazione nel centro-sud d'Italia: Umbria, Lucania e Puglia. Viene ingaggiato come calciatore professionista dalla squadra di Albissola Marina (Savona), dove si trasferisce e vive dal 1954 al 1956. Qui ha l'opportunità di entrare in contatto con gli esponenti dell'avanguardia artistica nazionale e internazionale; fra questi, Asger Jorn nel 1954 lo ritrae in un dipinto a olio conservato oggi al Museum Jorn di Silkeborg (Danimarca). Esordisce nel 1955 con una mostra personale alla Galleria Sant'Andrea di Savona, presentato da Emilio Zanzi. Nel 1960 a Milano partecipa alla mostra del Premio Apollinaire (vinto quell'anno da Bepi Romagnoni).
Dal 1957 la pittura paesaggistica di Ruga si carica progressivamente di valenze espressive vicine all'informale gestuale, con echi di surrealismo biomorfico. Nel decennio successivo, i paesaggi si popolano di personaggi e maschere (spaventapasseri, arlecchini, soldati) che negli anni Settanta escono dai quadri per diventare sculture polimateriche, nelle quali elementi plastici in legno e ceramica convivono con resti organici e oggetti residuali della cultura contadina. Vive tra Albissola e la collina di Mongreno, Torino.
Si concentra sempre più sulle visioni del paesaggio agreste e la sua pittura si fa via via più astratta, sorretta dalla forza sintetica della linea e da campiture cromatiche pure e piatte. Nascono i cicli delle Colline, degli Insetti, dei Giochi (1985-1990), dei Paesaggi immaginari (1990-1996).
Nel 1993 si trasferisce definitivamente nelle Langhe, a Clavesana (Cuneo), dove si spegne nel 1999.

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