Arenzano

Il Genovesato

Genovesato

Cogoleto

Il comune si trova lungo la costa della riviera ligure di ponente, a circa 30 chilometri ad ovest di Genova, mentre le frazioni di Lerca, Sciarborasca e Pratozanino sono situate all'interno verso le montagne per un totale di 20,36 chilometri quadrati. Confina a nord con il comune savonese di Sassello, a sud con il mar Ligure, ad ovest con Varazze (SV) e ad est con Arenzano.

Alcuni piccoli torrenti attraversano il comune; i maggiori sono: il Lerone, il Rumaro e l'Arrestra. Nel territorio del comune si trova la vetta del monte Rama.

Il territorio comunale è compreso nel parco naturale regionale del Beigua assieme ai cinque comuni della provincia di Genova di Arenzano, Tiglieto, Masone, Campo Ligure e Rossiglione, alla delegazione di Genova Voltri e ai comuni savonesi di Varazze, Sassello e Stella.

Monumento a Cristoforo Colombo. È situato in Piazza Giusti. Il busto marmoreo è stato presentato al Municipio dallo scultore Domenico Vassallo nel 1864. Ricevuta l'approvazione municipale, gli venne commissionata l'esecuzione di un basamento secondo il progetto dello scultore stesso. Si costituirono due commissioni, una a Cogoleto e una a Buenos Aires, nella quale vivevano molti emigrati cogoletesi, con lo scopo di raccogliere i fondi necessari per le spese. Il monumento fu inaugurato il 26 agosto 1888. Attualmente è composto da una gradinata in serpentino estratta lungo l'Arrestra e da un basamento in granito di Baveno di circa 90 centimetri sulla quale posa una colonna a base quadrata in marmo che sostiene il busto di Cristoforo Colombo, anch'esso in marmo. Sono presenti inoltre due cavalli marini alati a fianco alla colonna ed alcuni emblemi marini che decorano il monumento.

Chiesa di Santa Maria Maggiore, risalente al 1877, è situata nei pressi dell'omonimo lungomare di Cogoleto ed è dedicata alla Natività di Santa Maria Santissima. Fu progettata dall'architetto Maurizio Dufour, il quale svolse il suo incarico senza essere retribuito; alla sua costruzione partecipò attivamente tutta la popolazione.

L'oratorio di San Lorenzo è un edificio molto antico, sorto probabilmente nel XIII secolo, è ubicato presso la chiesa parrocchiale di Santa Maria Maggiore. Il ruolo dell'oratorio fu molto importante per la popolazione cogoletese grazie anche alla presenza della Confraternita di san Lorenzo, quest'ultima, fondata presumibilmente attorno al 1300.

Chiesa di San Sebastiano. Risalente alla metà del XVI secolo fu eretta dagli abitanti stessi a seguito, secondo la tradizione locale, della presunta scomparsa della pestilenza ad opera del santo. Nel 1835 il Comune cogoletese adibirà tali locali come sede del lazzaretto locale, a causa della violenta malattia del colera che flagellò la vicina Genova; al termine di tale epidemia la cappella, adibita ad una provvisoria struttura sanitaria, fu chiusa e di fatto abbandonata. Nel 1912 l'edificio verrà completamente demolito, grazie all'interessamento dell'allora parroco locale e dell'intera cittadinanza, e ricostruito ex novo così come si presenta oggi. I lavori di riedificazione si conclusero nel 1915 e, nonostante i fragori della prima guerra mondiale, una solenne cerimonia il 10 agosto inaugurò la nuova chiesetta. Gli affreschi sono opera del professor Ettore Mazzini.

La chiesa di Santa Maria Addolorata è situata presso l'ex Ospedale Psichiatrico di Pratozanino, è ispirata allo stile gotico. Fu benedetta il 12 ottobre 1934 ed è stata affrescata da Gino Grimaldi. Gli affreschi, a causa di una scarsa manuntenzione, sono stati parzialmente deteriorati dall'umidità.

Cogoleto vanta una Casa di Cristoforo Colombo. Si trova in Via Rati. Il decoro della facciata fu realizzato a partire dal 1650 su commissione del sacerdote Antonio Colombo, discendente della famiglia. Fu visitata da molti personaggi illustri quali Principi di Savoia (nel 1857), poeti e scrittori, anche stranieri.

Villa Durazzo. Storica ed artistica villa dell'omonima famiglia, che la fece costruire nel XVII secolo. Si trova nella zona dello Scoglio.

Villa Centurione. Antica villa patrizia dei marchesi Centurione-Scotto nascosta dalla vegetazione situata vicino la Chiesa di Santa Maria Maggiore. Il piccolo parco ottocentesco con alberi secolari e folto sottobosco costituisce una zona di rara bellezza.

Beuka cottage. Cottage in stile inglese fatto costruire nella fine del XIX secolo dal benefattore locale cavalier Nino Baglietto, ricco signore che aveva acquistato l'intera collina del Beucanel quale era solito ricevere personaggi dell'epoca e politici importanti, tra i quali Paolo Boselli e l'ammiraglio Giovanni Bettolo. Al servizio del cottage c'erano 15 persone.

Case-torri. Volute dalla Repubblica di Genova, venivano utilizzate per avvistare i pirati saraceni. Le più antiche sono la Torre Genovese e la Torre Isolata del secolo XI, quella che ha mantenuto maggiormente l'aspetto originario è la settecentesca Torre del Parasco, con i tipici gattoni, sostegni provvisori per paratie difensive.

Arenzano

Secondo le fonti storiche il primo insediamento abitativo fu legato ad un primitivo stanziamento dell'Impero romano nei primi secoli dopo Cristo. Proprio l'antico toponimo del comune, Arentianis, risalirebbe ad una proprietà o possedimento della famiglia degli Arentii. Così come i centri e i borghi vicini seguì in epoca altomedievale e quindi nel medioevo le vicissitudini della vicina Genova.
Nel Medioevo subì le invasioni barbariche e nel X secolo fu occupato dai saraceni che ne fecero un fortificato presidio. Compreso nella Marca Obertenga, riprese vigore con la cacciata dei saraceni.
Documenti e riferimenti del XII secolo attestano le antiche e principali attività del borgo di Arenzano: la cantieristica e la vita marinara che portarono gli abitanti nelle colonie genovesi della Corsica, del mar Nero e del Levante.

Territorialmente rientrò ben presto nei possedimenti della Repubblica di Genova ed in particolare con la vicina Voltri alla quale Arenzano fu inglobata nella sua podesteria e nel successivo capitaneato. Sempre nel Medioevo riferimenti storici attestano la divisione del borgo, a seconda dei periodi, in due nuclei abitativi: Arenzano sottana e Arenzano soprana; quest'ultima potrebbe trattarsi dell'odierna frazione di Terralba, celebre per la notevole presenza di giacimenti di tufo.
Nel corso dei secoli, soprattutto nel XVII secolo, subì le incursioni dei pirati tanto da costringere la comunità locale a procedere ad una fortificazione del borgo. Nel 1815 verrà inglobato nel Regno di Sardegna, così come stabilirà il Congresso di Vienna del 1814 anche per gli altri comuni della Repubblica Ligure, e successivamente nel Regno d'Italia dal 1861.
Lo stemma comunale di Arenzano è rappresentato con la raffigurazione nel centro di una palma e sullo sfondo il mare. I simboli sono sormontati da una croce rossa in campo d'argento richiamante il vessillo della Repubblica di Genova. Nel cartiglio sottostante lo stemma viene riportata la dicitura in lingua latina Hic manebimus optime (Qui staremo benissimo).

Santuario del Bambino Gesù di Praga. Fu eretto nel 1904, grazie alla devozione degli stessi abitanti nei confronti del Gesù Bambino di Praga che, secondo le fonti storiche locali, ebbe origine nel 1628 quando la principessa praghese Polissena Lobkowitz offrì ai Carmelitani Scalzi locali una statua in cera raffigurante il Bambino Gesù.

Arenzano presenta numerosi monumenti da visitare.

La chiesa parrocchiale dei Santi Nazario e Celso è un ricostruzione in stile barocco di un antico tempio religioso del XVIII secolo eretto da Antonio Maria Ricca a navata unica.

Santuario di Nostra Signora delle Olivete. Il tempio religioso è ubicato sulla collina detta Bicocca di Arenzano e, come si è potuto apprendere da antichi documenti, sembrerebbe che già nel 1607 vi fosse una piccola cappella dedicata alla Vergine Maria. All'interno del santuario mariano sono presenti numerosi ex-voto, donati dai credenti per grazia ricevuta.

Chiesa di San Bartolomeo. Sorge nella frazione di Terralba, zona considerata dagli storici come il primo insediamento abitato della città. All'interno di pregio è una pala d'altare datata al XVI secolo. Riedificata a partire dal dicembre 1960 il restauro della facciata è stato eseguito nel 1998.

Chiesa dei Santi Martino e Alessandro Sauli in località Pineta di Arenzano. Disegnata e progettata dall'architetto Luigi Caccia Dominioni, l'altare è stato consacrato nel 1969 dal cardinale Giuseppe Siri.

L'oratorio di Santa Chiara. Fu costruito nel corso del XV secolo, adiacente alla parrocchiale dei santi Nazario e Celso. Dell'impianto originario sono ancora oggi conservati gli arredi, usati nel rito della processione, e gruppi di statue e crocefissi in legno della omonima confraternita. L'altare maggiore è del 1582.

Villa Negrotto Cambiaso. L'edificio fu un'antica residenza nobiliare genovese, eretta nel corso del XVI secolo dal marchese Tobia Pallavicino nel centro della città. Rinnovata nel 1880 fu corredata da un modesto parco all'inglese, oggi aperto al pubblico, mentre la villa fu scelta come sede del municipio cittadino. Di pregio la serra in stile Liberty, in ferro e vetro, posta al centro del parco ad opera di Lamberto Cusani.

Villa Figoli, del XVIII secolo, è stata costruita in stile liberty dal conte Figoli nel 1874 è dal 1949 proprietà della provincia di Alessandria che ha convertito l'area in un centro di soggiorno marino. La villa è circondata da un parco-giardino all'italiana di circa 35 mila metri quadrati.

Villa Mina. Nei pressi della chiesa parrocchiale dei Santi Nazario e Celso.

Torre dei Saraceni. Eretta nel X secolo per l'avvistamento e difesa del litorale contro le incursioni piratesche.

Bogliasco

La località rivierasca a due passi da Genova presenta numerosi luoghi da visitare, tra cui il Santuario di Nostra Signora delle Grazie, del 1817.
La chiesa parrocchiale della Natività di Maria Santissima risale al XII secolo e fu ricostruita interamente dal 1731 al 1737 da Antonio Maria Ricca.
La chiesa parrocchiale di Nostra Signora della Neve e dell'Ascensione di Gesù Cristo si trova nella frazione di Sessarego.
La chiesa parrocchiale di San Bernardo di Favaro si trova nella frazione di San Bernardo.
La chiesa della Confraternita di Santa Chiara risale al 1403.
La scogliera di Pontetto è di sicuro tra i luoghi più evocativi della costa di levante genovese. Si trova al confine con il comune di Pieve Ligure. Durante la stagione estiva è meta di numerosi turisti e bagnanti. Per raggiungerla occorre arrivare alla stazione di Pontetto e, proprio in corrispondenza con il passaggio a livello, imboccare una caratteristica creuza ligure che scende verso mare.

Campo Ligure

Le prime fonti relative ad un insediamento umano nel territorio di Campo Ligure giungono durante i lavori di costruzione della linea ferroviaria Genova - Acqui Terme. Negli scavi riaffiorarono ritrovamenti archeologici come vasi ed utensili di origine romana, tuttora conservati al museo archeologico di Roma. Nel III secolo le legioni romane edificarono qui un accampamento, sotto la guida dell'imperatore Aureliano, come presidio sull'Appennino Ligure contro le prime invasioni dei popoli germanici. Da qui la derivazione del toponimo Campo. Verrà ulteriormente fortificato dai Bizantini nel VI secolo contro i Longobardi. La posizione è molto strategica, il luogo è infatti protetto su tre lati dai torrenti Ponzema, Stura e Langassino e chiuso alle spalle dalla rocca su cui si ergeranno poi la torre di guardia ed il castello.

Diventato dominio feudale di Bonifacio del Vasto, nel X secolo sotto influenza sicuramente longobarda si costruisce la prima chiesa o pieve di Campo, dedicata a san Michele Arcangelo, santo devoto al popolo longobardo. Tra il XII ed il XIII secolo fu terra di diverse famiglie nobiliari del tempo quali i Vento e i Del Bosco che nel 1217 cedettero il feudo alla Repubblica di Genova. Il diploma del 27 giugno 1329 di Luigi IV del Sacro Romano Impero concesse agli Spinola la proprietà feudale che qui vi costruiranno in seguito un castello.

Nel XIV - XV secolo gli Austriaci assunsero sempre più potere politico nonché amministrativo, grazie anche alla popolazione campese fedele da subito all'Impero austriaco e considerata politicamente e giuridicamente indipendente da Genova. Il feudo visse per quasi un secolo praticamente indipendente, ma sotto la protezione totale di Vienna, poiché gli Spinola erano impegnati alla conquista del capoluogo ligure. Nel 1500 però la famiglia detentrice del feudo venne richiamata nel borgo a causa del conflitto tra il feudo austriaco e il feudo della repubblica genovese di Masone, legato alla questione dei confini tra i due feudi nemici. Dopo gli innumerevoli scontri e sanguinose battaglie tra abitanti, si giunse alla breve pace tra i due feudi, grazie - secondo fonti locali - alla "miracolosa apparizione" della Madonna presso il monte Bonicca, avvenuta l'11 settembre del 1595.

Nel XVI e XVII secolo a Campo Freddo (chiamato così come adattamento di Campo Frei ovvero Campo libero) cominciarono le prime ribellioni paesane contro i feudatari Spinola, i quali cercavano di sfruttare a proprio vantaggio le risorse locali. La comunità temeva infatti di perdere gli antichi privilegi acquisiti con il governo austriaco. Il conflitto culminò con l'invio, nel luglio del 1600, di truppe mercenarie dalla Corsica sollecitata dai feudatari per riconquistare il paese in rivolta. Il borgo venne incendiato e saccheggiato e dopo una vana stremante resistenza, i Campesi si arresero solo dopo diversi giorni di assedio, e subirono nuovamente il bando degli Spinola. Nel 1635 parte del territorio campese fu ceduto alla repubblica genovese dagli stessi Spinola. Gli abitanti chiesero aiuto direttamente al Consiglio Imperiale di Vienna lamentando i continui soprusi della famiglia genovese, che continuava a mostrarsi prepotente verso di essi. Carlo VI d'Asburgo nel 1721 ribadì le antiche prerogative ed i privilegi locali diffidando i feudatari dal continuare a non rispettarli.

Nella guerra di secessione austriaca tra il 1746 e il 1748, Campo dimostrò la propria fedeltà agli austriaci, subendo gravi danni e disagi derivati dal passaggio di truppe e dagli spostamenti di fronte. Il XVIII secolo fu un secolo prospero per l'economia campese: ferriere e fucine producevano il ferro (soprattutto sotto forma di chiodi) destinato all'edilizia ed ai cantieri navali, gli oratori di san Sebastiano e di Nostra Signora dell'Assunta vennero riedificati in tardo barocco e venne iniziata la ricostruzione della chiesa parrocchiale.

Con Napoleone Bonaparte, nel 1797, tutti i feudi passarono alla Repubblica Ligure e successivamente all'Impero francese. Nel 1814 i campesi fecero istanza affinché il feudo fosse ancora attribuito all'Impero austriaco, ma ragioni politiche comportarono il passaggio di tutti i feudi imperiali liguri al Regno di Sardegna. Da allora seguì la storia della Liguria, passando dal 1861 nel Regno d'Italia, tramutando il nome nel 1884 nell'odierno Campo Ligure.

L'oratorio dei Santi Sebastiano e Rocco è stato costruito nel 1647 in stile barocco. Sulla parete destra è collocato un affresco raffigurante la Deposizione del XV secolo.

La chiesa della Natività di Maria Vergine si trova accanto ad una loggia tardo medievale utilizzata anticamente come sede del mercato cittadino.

Ex chiesa di San Michele Arcangelo. Oltre il ponte medievale sul torrente Stura. Anticamente vi si riscuoteva il dazio.

Campo Ligure è dominato dall'omonimo Castello.

Il Palazzo Spinola è situato nel centro dell'antico nucleo storico di Campo Ligure, fu edificato nella prima metà del XIV secolo dai marchesi Spinola. Durante l'incendio del borgo - appiccato dalle truppe della Repubblica di Genova il 22 luglio del 1600 - l'edificio non subì notevoli danni strutturali forse dovuto alla maggiore presenza dei soldati degli Spinola atti nel proteggere il palazzo marchionale, a differenza del resto del paese. Fu ampliato nel 1693, servendosi per la costruzione pietre del vicino castello, e nuove passerelle aree permisero diversi collegamenti con palazzi vicini e il castello stesso. Alcuni disegni del ponte areo sono ancora oggi presenti presso l'Archivio di Stato di Genova. Furono svolti anche lavori all'interno del palazzo quale la costruzione di una piccola corte e il rifacimento delle decorazioni dei prospetti. Secondo una relazione della locale parrocchia, datata al 1751, è stato possibile evincere la presenza al suo interno di due cappelle della cui esistenza però non si trovano tracce. Nella seconda metà del XIX secolo ormai non più residenza signorile fu sede degli uffici comunali - pur rimanendo proprietà della famiglia Spinola - e sul finire del secolo adibito ad istituto scolastico. Oggi il palazzo è di proprietà privata.

Il ponte medievale, sovrastante il torrente Stura, fu realizzato nel IX secolo ed articolato in quattro campate litiche. Secondo alcune fonti locali il ponte, intitolato a san Michele Arcangelo, fu dedicato in origine ad Adelaida o Adelaide in ricordo della sposa del marchese Aleramo del Monferrato. Un'inondazione durante l'alluvione del 26 agosto 1702 provocò la demolizione di una parte del manufatto lasciando quasi intatto la prima arcata verso il centro abitato. Il ponte fu completamente ricostruito in legno nel 1720, ma un'altra violenta alluvione il 21 settembre del 1747 lo abbatté in pieno. Nuovamente ricostruito in legno, già in un documento del 17 maggio 1765 se ne attesta la pericolosità della struttura, spingendo la comunità campese alla richiesta di una nuova ricostruzione in pietra ricalcando la storica versione medievale. Come cita un documento del consiglio comunale i lavori di edificazione presero avvio nel maggio 1795 per poi terminare nell'agosto del 1795. Un mese dopo, non ancora del tutto disarmato, una nuova alluvione dello Stura lo travolse nuovamente distruggendolo e provocando seri danni al centro storico. Seguirono pertanto nuove opere di edificazione, non documentate per lo più, fino al 1837 quando si avviò la costruzione di un nuovo ponte in muratura seguendone come ovvio lo stesso stile originario. I lavori terminarono il 22 ottobre del 1848 e ad oggi la struttura presenta uno stile architettonico poco diverso dallo stile originale.

Il paese ospita il Civico Museo delle Filigrane.

Santo Stefano d'Aveto

Nella val d'Aveto, nei pressi del fiume Aveto, si adagia Santo Stefano in una conca alpestre dominata dalla sommità del monte Maggiorasca e del monte Bue, a 1012 metri sul livello del mare.
Lugo ideale per escursioni naturalistiche durante la bella stagione verso il monte Groppo Rosso (1592 m), al monte Roncalla (1658 m), al Maggiorasca, al monte Penna (1735 m) e al monte Aiona (1702 m).
L'intero territorio comunale fa parte del Parco naturale regionale dell'Aveto.

Nel Santuario della Madonna di Guadalupe viene conservata un'immagine della Santa portata nel santuario nel 1804 dalla chiesa di San Pietro in Piacenza. Il santuario conserva dal 1811 anche una tela che raffigura la Vergine donata all'edificio dal cardinale Giuseppe Maria Doria Pamphili, segretario di Stato di papa Pio VII. Si narra che questa tela fosse sulle navi del suo antenato Andrea Doria nel 1571, durante la Battaglia di Lepanto. Il quadro, copia dell'immagine impressa sulla tilma, gli era stato donato all'ammiraglio dal re di Spagna Filippo II. La chiesa di stile gotico toscano fu ricostruita nel 1928 in sostituzione della vecchia settecentesca di cui rimane il campanile. L'altare maggiore espone ai lati del vecchio quadro due pale dedicate a Santo Stefano ed a Santa Maria Maddalena. Le parti in legno sono state eseguite da maestri della Val Gardena.

La chiesa di Santa Maria Assunta, nella frazione di Allegrezze, risale al 1287. Sul muro della vasca battesimale un affresco raffigura il Battesimo di Gesù di pittore sconosciuto, ma forse risalente al Cinquecento.

La cappella del Sacro Cuore di Gesù, nella frazione di Ascona, è stata edificata nel 1974. Come scritto sulla targa commemorativa una donna, Barattini Ida, volle la costruzione di quella cappella proprio nel luogo da cui per la prima volta sulla carrozzabile si intravede fra gli alberi il paese. La cappella è meta di sosta e preghiera, soprattutto fra gli anziani del luogo che nei pomeriggi di sole si recano a piedi a questa cappella per porre fiori e recitare il rosario.

Il Castello di Santo Stefano d'Aveto, a forma di pentagono irregolare, è considerata una delle più interessanti opere difensive della provincia genovese e della Liguria. Il castello è collocato al centro dell'ampia conca alle pendici del monte Maggiorasca.

Torriglia

Il comune è situato in zona collinare ai piedi del monte Prelà, in un territorio ricco di boschi e pascoli, meta estiva di vacanze.
Il territorio fa parte del Parco naturale regionale dell'Antola di cui ospita, presso l'edificio della Torriglietta, la sede scientifica ed il centro visitatori e CST Alta Via dei Monti Liguri, nonché il centro di turismo equestre.

Il borgo di Torriglia ebbe molto probabilmente origine in epoca romana. Nel 972 era in possesso dell'abbazia di San Colombano di Bobbio e tale proprietà fu confermata nel diploma dell'imperatore Ottone II di Sassonia dove si cita, per la prima volta, la Curtem de Turigia.
In seguito divenne feudo dal 1227 della famiglia Malaspina, già signori della Lunigiana e del levante ligure, grazie all'approvazione dell'imperatore Federico II di Svevia. Verso la metà del XIII secolo fu sottoposto ai conti Fieschi di Lavagna, i quali edificheranno in un periodo successivo il locale castello per la difesa del borgo; quest'ultimo venne poi sottoposto al controllo della Repubblica di Genova, mantenendo però ai Fieschi l'ufficiale investitura sul feudo. Sempre in epoca medievale Torriglia fu sede di un vero e proprio centro di evangelizzazione della val Trebbia con la presenza dell'antica abbazia di Patrania, citata nei testi come abatiam de Patrania.

Nella lotta tra le diverse fazioni guelfe e ghibelline il feudo ne fu pienamente coinvolto, scatenando nel 1432 la reazione di Genova che assalì ed espugnò il castello fliscano. A seguito della celebre congiura dei Fieschi del 1547 contro la repubblica e soprattutto contro la famiglia Doria fu, a partire dal 1547, assoggettato a questi ultimi che videro elevare il feudo di Torriglia al titolo di marchesato fino al 1760 e di principato dell'impero fino all'invasione di Napoleone Bonaparte in Liguria nel 1797, quando fu abolito con la soppressione dei feudi imperiali.

Durante la seconda guerra mondiale si distinse per le lotte partigiane di Resistenza, diventando la "Prima Repubblica partigiana della Liguria".

Meritano di essere visitati il Castello di Torriglia, eretto secondo alcune fonti locali intorno o dopo l'anno 1000, il primo documento ufficiale che certifica l'esistenza del castello è una bolla papale del 1153 del pontefice Anastasio IV. Nella sua storia fu di proprietà della famiglia Malaspina (1180), dei Fieschi (XIII secolo) e quindi, dopo la congiura dei Fieschi del 1547, della famiglia Doria che lo mantenne, cambiandone radicalmente la struttura, fino al 1799 quando fu assalito e distrutto dagli abitanti di Torriglia. Dal 2009 è nuovamente accessibile e aperto al pubblico.
I Ruderi del castello di Donetta, già antico luogo di dimora della famiglia Fieschi. Il maniero sorge su una collinetta a circa due chilometri a nord dell'odierno paese di Donetta, in una località conosciuta come Pian della Torre o Torriglia Vecchia.
La Chiesa parrocchiale di Sant'Onorato. Fondata secondo alcune fonti dai monaci colombaniani del monastero di Lerino; la parrocchiale, facente parte della diocesi di Tortona, è l'unica in Liguria con tale intitolazione. Rifatta nel XVII secolo conserva al suo interno statue marmoree di vari santi.
L'Oratorio di San Vincenzo, sito nel piazzale antistante la parrocchiale di Sant'Onorato conserva al suo interno una statua del XVI secolo, proveniente dalla cappella privata del castello durante la dominazione dei Fieschi, raffigurante Nostra Signora della Neve. L'oratorio è aperto al pubblico durante le festività natalizie per l'esposizione del caratteristico presepe genovese.
La Chiesa parrocchiale di San Pietro apostolo nella frazione di Pentema. All'interno è ospitata una statua di legno dedicata alla Madonna della Neve, attribuita alla scuola del Maragliano, ed è presente l'orchestra in pregevole struttura lignea sulla quale è sistemato l'organo corale, opera dei fratelli Paganini.

Sant'Olcese

Sant'Olcese si trova in val Polcevera, lungo il torrente Sardorella, a circa 20 chilometri a nord di Genova.

La chiesa parrocchiale di Sant'Olcese dà il nome al comune. Citata per la prima volta in un documento storico del 1143, probabilmente la costruzione della prima chiesa risale forse all'opera dei monaci colombaniani. Ricostruita nel 1387 a tre navate fu solennemente consacrata nel 1635. Conserva i resti mortali del santo omonimo, in un'urna di legno dorato, dal 1823.

La chiesa parrocchiale di Santa Margherita, nella frazione di Casanova, risalente all'XI secolo.

La chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta nella frazione di Comago. Una prima cappella sembrerebbe risalente al 407, secondo una lapide presso la chiesa di Sant'Olcese, la prima citazione dell'edificio risale al 19 febbraio del 1191. Gli ultimi restauri risalgono al 1890.

Chiesa parrocchiale di San Martino nella frazione di Manesseno. Citata in un atto notarile del 1 febbraio del 1188 e suffraganea della comunità di Sant'Olcese, fu dal 1411 unita alla parrocchia di Comago e quindi autonoma dall'aprile del 1639. La struttura è composta da tre navate a croce latina. Conserva opere di Anton Maria Maragliano, Achille de Lorenzi e Luigi Gainotti.

Chiesa parrocchiale dei Santi Rocco e Sebastiano nella frazione di Trensasco. Nella frazione di Trensasco si ha notizia dal 1581 di una cappella intitolata ai Santi Sebastiano e Rocco, succursale della parrocchia di S. Margherita di Casanova. La chiesa attuale fu costruita nel 1870 nei pressi della primitiva cappella ed eretta in parrocchia nel 1951.

La settecentesca villa Serra di Comago, a poca distanza dal torrente Secca, è affiancata dalla palazzina neogotica fatta costruire nel 1851 dal marchese Orso Serra. Il complesso architettonico è circondato da un grande parco all’inglese, anch’esso realizzato alla metà del XIX secolo, quando il marchese Orso Serra decise di operare una radicale trasformazione delle proprietà acquistate dalla famiglia Pinelli. Dopo i primi lavori di restauro durati un decennio, il parco è stato riaperto al pubblico nel 1992. I lavori di restauro sono stati completati nel 2004.

Nel territorio del comune di Sant'Olcese si trova il forte Diamante, che domina il versante sinistro della valle del Sardorella dalla vetta del monte omonimo (667 m s.l.m.), ed è la più arretrata delle strutture difensive che circondavano la città di Genova. Fu costruito nella seconda metà del Settecento e poi completato e trasformato nei primi decenni dell'Ottocento. Il monte, in posizione dominante tra la val Polcevera e la val Bisagno costituiva un ottimo posto di osservazione e pare che già nel XIV secolo vi sorgesse una fortificazione, successivamente distrutta.
Durante la guerra di successione austriaca, nel 1747, vi si trovavano postazioni militari provvisorie e la zona fu teatro di scontri tra i difensori di Genova e gli austriaci.
Subito dopo questa guerra fu decisa la costruzione dell'attuale forte (poi ampliato e modificato dopo il 1815, quando la Liguria entrò a far parte del regno sabaudo). Il 30 aprile 1800, durante il blocco di Genova da parte di austriaci ed inglesi mentre la città era occupata dalle truppe napoleoniche, nella zona del forte avvenne una violenta battaglia tra le truppe austriache di Hoenzollern e quelle francesi del Generalissimo Andrè Massena; queste ultime ebbero la meglio grazie anche ai rinforzi mandati in soccorso dagli occupanti del forte comandati dal Capitano Bertrand. Definitivamente dismesso dal demanio militare nel 1914, il forte andò incontro ad un progressivo degrado, fino al recente, ma modestissimo e parziale restauro, a cura del Comune santolcesino.
Durante la Resistenza, il vicino Monte Sella fu teatro, il 14 aprile 1945, di un feroce scontro fra una centinaio di soldati nazisti e la Brigata Partigiana "Balilla", una quarantina di uomini, comandata da Angelo Scala detto 'Battista'; i partigiani, subirono 2 morti (Zamperini e Faggioni) ma ebbero la meglio sui tedeschi facendone strage e ricacciandoli a valle. Per la durezza della Brigata 'Ballila', i tedeschi non azzardarono alcuna rappresaglia. Oggi, presso il luogo della battaglia, è una piccola chiesetta in memoria dei partigiani e di tutti coloro che persero la vita nello scontro del 14 aprile 1945.
Nei mesi precedenti altri scontri minori ebbero luogo nella zona di Busalletta, quando i Partigiani attaccarono forze nazi-fasciste viaggianti sul treno a scartamento ridotto che unisce Genova a Casella.

Il sentiero botanico di Ciaè è un percorso naturalistico creato negli anni ottanta dai volontari della Guardia Antincendi di Sant'Olcese. Partendo dalla località Ronco, presso il paese di Sant'Olcese, il sentiero scende nella valle del rio Pernecco (affluente del Secca) e raggiunge il borgo di Ciaè, ormai abbandonato da anni, dove in un'antica costruzione presso un ponte tardo medievale, anch'esso restaurato, è stato realizzato un rifugio attrezzato con 14 posti letto. Numerosi cartelli esposti lungo il percorso descrivono le specie arboree, tipiche dei boschi liguri, presenti nell'area.

Borzonasca

Borzonasca è collocato nell'alta valle Sturla nei pressi della confluenza del torrente Sturla di Carasco con il torrente Penna.

Il comune è famoso per gli importanti ritrovamenti di reperti archeologici nel suo territorio.
Il Megalitico di Borzone è un'incisione che raffigura un volto umano situata presso l'omonima frazione a metà strada tra la locale abbazia di Sant'Andrea e il paese di Borzonasca. Considerata una delle incisioni e sculture rupestri più grandi d'Italia ed Europa potrebbe essere risalente al paleolitico. Una leggenda locale afferma che una volta all'anno i monaci della vicina abbazia si recassero davanti alla scultura per venerarla.
Nei pressi tra Case Dorbora e il monte Pezze è stato rinvenuto l'antico insediamento di Pian dei Costi che si sviluppò, secondo gli studi, tra il XV e il XVIII secolo. Le abitazioni sono a pianta rettangolare su un solo piano e per i principali materiali di costruzione fu utilizzata pietra locale di medie e grosse dimensioni. Nelle pavimentazioni dei tre edifici scavati rinvenuti, in acciottolato, sono state trovate tracce di focolari facendo presupporre un uso del fuoco per il riscaldamento o per la panificazione. Un altro edificio presenta invece un pavimento di terra battuta e altri stili richiamante il possibile uso come stalla o ricovero per il bestiame. All'interno sono stati rinvenuti oggetti in ceramica, un rosario femminile in perline di pasta vitrea e osso, e una piccola cornice; proprio la datazione delle ceramiche ha permesso di valutare l'abbandono dell'insediamento nella prima metà del Settecento.

Rezzoaglio

Rezzoaglio è situato nell'ampia piana del fiume Aveto. Il suo territorio fa parte del Parco naturale regionale dell'Aveto.
Il paese conserva numerosi edifici storici e di pregio.

La cappella di Calzagatta nell'omonima frazione. Nominata assieme alle sue terre in diversi atti notarili del XVII secolo e forse sede di un antico castello o fortificazione, la cappelletta fu costruita da un certo Repetti, detto Crimea, nel 1877. Secondo le fonti storiche fu eretta da quest'ultimo per essere sopravvissuto alla Guerra di Crimea (1853-1856) durante il governo di Camillo Benso, conte di Cavour. All'interno è presente una piccola statua in marmo raffigurante la Madonna con il Bambino Gesù. Oggi la cappella è di proprietà privata.

La cappella di Cardenosa, nell'omonima frazione, posta sullo spartiacque con la val Trebbia. Secondo alcuni studi è risalente alla seconda metà del XIX secolo e durante la seconda guerra mondiale fu in prossimità dell'edificio campo di battaglia, nel 1945, tra i partigiani della Resistenza italiana e i nazi-fascisti. Nel 2006, grazie al contributo del locale consorzio dei funghi e di altri volontari, è stato rifatto l'originale tetto in ardesia. All'interno era presente una statua marmorea, sottratta da un furto, raffigurante Nostra Signora di Montebruno, ex voto donata da Agostino Biggio, detto Scolaro, in merito alla guarigione dalla silicosi contratta nelle miniere americane.

Palazzetto Della Cella, nella frazione di Cabanne, è stata una residenza nobiliare dei signori locali Della Cella, la costruzione della casa-fortezza è risalente al XVI secolo e, secondo le fonti storiche, fu eretta su preesistenti edifici appartenuti ai signori nobiliari da Antonio Doria. Quest'ultimo divenne infatti signore feudale del feudo di Santo Stefano d'Aveto e la costruzione di tale edificio a Cabanne fu voluta per riscuotere i pedaggi da chi proveniva dalla strada che immetteva in valle Sturla. A lato dell'edificio nobiliare è presente un antico portale risalente al 1791. Qui nacque l'esploratore e scienziato Paolo Della Cella, rampollo dell'omonima casata, nel 1792 il quale esplorò il continente africano ai primi anni del XIX secolo.

Il mulino di Brugnoni. Secondo alcune fonti già nel XVI secolo è testimoniata la presenza di un primo mulino, citato in un documento del commissario feudale datato al 1593. L'attuale mulino, secondo l'epigrafe del portale, è risalente al 1856.

Scendendo verso la valle del fiume è presente l'antico ponte di Alpepiana sul fiume Aveto. Originariamente fu costruito a quattro arcate tra il 1787 e il 1789 a spese del principe Doria Pamphilj, ma una violenta piena dell'Aveto ne distrusse, nel 1795, le due maggiori arcate. Nel 1832 si procedette quindi alla ricostruzione di tale edificio sostituendo le due arcate distrutte con un'unica opera modificando pertanto l'originale struttura in tre arcate. In una cappelletta sul ponte è presente un'immagine in marmo raffigurante sant'Andrea databile al 1788.

Il ponte di Esola, risalente al 1825, fu eretto in stile romanico dagli stessi abitanti della frazione per attraversare con maggiore sicurezza il sottostante fiume Aveto. Ad unica arcata presenta al centro un'effige della Vergine Maria con riportante la scritta in lingua latina Ne tibi si grave- Dicere: Mater ave.

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