Quartieri e circoscrizioni a Savona

Quartieri e circoscrizioni a Savona

Origini del centro storico

La città era nel Duecento, sviluppata sotto la Rocca del Priamar, lungo la attuale Vecchia Darsena.
I savonesi, si erano già costruiti una buona cinta fortificata che includeva la città vera e propria che si era ampliata rapidamente e dove la progressiva costruzione di numerose case di abitazione nella parte bassa, aveva ormai dato un aspetto ben definito al nucleo abitato.
Al benessere economico portato in città dal traffico mercantile, fece seguito la costruzione di numerose chiese all'interno della cinta muraria.

La città nel XIV secolo

L'agglomerato urbano si andava sviluppando a seguito di grandi opere di bonifica e numerosi erano in città i palazzi nobiliari con massicce torri.
Nella Scaria, uno dei quattro quartieri in cui era suddivisa la città (gli altri erano: Monte, Foderati, Mare), una vasta area che, dall'inizio del Duecento era stata guadagnata al mare con la realizzazione della nuova calata e nella zona immediatamente retrostante, si completò, in questo e nel successivo secolo, il processo di insediamento urbano che consentì lo sfruttamento di un'area di particolare interesse edilizio e mercantile soprattutto perchè costituì la zona manifatturiera ed artigiana della città.

Presero forma piazze e strade che dettero alla zona la fisionomia che doveva perdere, per gran parte, solo agli inizi degli anni Quaranta del XX secolo, a seguito dei bombardamenti aerei della Seconda Guerra Mondiale. Erano strade molto anguste, strette tra fabbricati di pietra e mattoni. Cure particolari erano riservate alle strade cittadine. Gli statuti del 1345 ci informano che due deputati delle vie erano preposti alle strade pubbliche, multando chi sulle stesse impediva il libero transito o chi vi eseguiva arbitrarie costruzioni. Si occupavano anche della pavimentazione delle strade che, eccettuate le principali vie cittadine, doveva essere curata dai proprietari delle case fronteggianti, con l'impiego di mattoni ben cotti sistemati a spina di pesce.

Il dominio della Repubblica di Genova nel XVI secolo

La città passò nel Cinquecento sotto il dominio della Repubblica di Genova che, dopo aver eliminato la maggiore risorsa economica della città, il porto, atterrò il Priamar, costruendovi una fortezza militare.

Anche molti edifici religiosi del centro storico, insieme ad alcune dimore della nobiltà savonese, lasciarono il posto all'opera militare genovese.
La conferma del carattere vessatorio dell'azione genovese in questo periodo emerge da un successivo ordine della Repubblica di Genova del 1552 con il quale "... le torri dovevano essere quasi ugguagliate alle case...", anche in questo caso, le suppliche dei savonesi, non servirono a nulla.

Dopo la distruzione del Priamar, avvenuta nel 1542, accanto ad un comprensibile disorientamento, vediamo la pronta riorganizzazione delle istituzioni religiose. Esse trasferiscono al piano i loro oratori e provvedono a mantenere vive le loro tradizioni.

Erano già stati rifabbricati, dopo aver dovuto forzatamente abbandonare l'originaria ubicazione sul Priamar, sette oratori tra cui San Domenico.

I savonesi riuscirono, sull'inizio del secolo, ad avere la loro cattedrale più ampia, anche se certamente meno preziosa della precedente sul Priamar.

Nel XVI secolo un nuovo slancio edilizio

I benestanti che nel Cinquecento avevano in larga misura eletto domicilio nella ormai tranquilla Savona, dettero nuovo slancio edilizio alla città che aveva visto la distruzione di tante nobili dimore sul Priamar.
Si costruiscono ricchi e sfarzosi palazzi nella cerchia cittadina.

Quelli del primo periodo del secolo saranno palazzi contrassegnati dalla torre, mentre quelli che sorgeranno nei secoli successivi, ne saranno privi (la costruzione delle torri fu vietata da norme del governo genovese).

Nuovi progetti per il centro storico nel XIX secolo

Fino ai primi decenni dell'Ottocento, Savona, si può dire che abbia vissuto urbanisticamente chiusa in angusto perimetro delimitato da mura o lizie in un letargo durato secoli, dove erano ben divise le case e i palazzi dei ricchi dalle abitazioni, spesso cadenti, della maggior parte dei cittadini.

Progetti tendenti all'allargamento delle strade ed all'esecuzione di nuovi selciati si erano avuti già nel primo ventennio del secolo e un Piano di abbellimento dell'architetto civo del 1832, prevedeva, tra l'altro, la costruzione di una strada fuori le mura e la copertura del fosso per la formazione della passeggiata sopraelevata delle Lizie nonchè la demolizione di alcuni vetusti edifici.

Nel 1849 si da inizio alla pratica per la formazione di un Regolamento riguardante l'ornato.
Ci vollero cinque anni per fare approvare il piano, nel 1856, anni in cui si dovettero risolvere gravi perplessità tra le quali quella riguardante l'ubicazione della stazione ferroviaria, ancora da decidere.

Lo sventramento del centro storico

Alla fine dell'Ottocento, a seguito dello sviluppo urbanistico, anche le strade del centro, vennero notevolmente migliorate: nuove vie e nuove piazze vennero costruite nel centro storico, ricordiamo lo sventramento di Via Pietro Giuria e di Via Paleocapa.

Negli ultimi decenni del secolo, necessità di carattere igienico, imposere l'apertura di nuove strade nell'antico quartiere dei Cassari.
Con il piano regolatore del 1837, il comune provvide alla demolizione degli antichi fabbricati e all'apertura della strada che da piazza Giulio II va alla darsena vecchia prendendo il nome di Via Pietro Giuria.
Nel 1885 la nuova arteria fu compiuta per metà fino alla piazza ottagonale (il quarto a 45° fu demolito con l'intervento sui Cassari poco prima degli anni Quaranta del XX secolo).
Dopo Piazza Cavallotti venne costruito il mercato coperto (danneggiato dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale e ricostruito nel 1950).

Nel 1891 iniziarono i lavori di demolizione per il prolungamento della Via Paleocapa fino al porto.
I lavori terminarono con grande sacrificio dei quartieri della parte più antica della città.

Lo sventramento di via Paleocapa

Lo sventramento di Via Paleocapa dall'incrocio con Via Mazzini alla torre Leon Pancaldo:
Nel 1882 si approvò una delibera che stabiliva il prolungamento della strada, ma per vedere l'inizio dei primi lavori dovettero passare ancora undici anni.
Le opposizioni non mancarono: da quelle accanite degli espropriati a quelle dei negozianti di Via Pia che temevano il declino dei loro commerci e alle critiche di coloro che ritenevano di dubbia utilità un lavoro tanto impegnativo (era prevista una sopesa di seicento mila lire) che comportava, oltreal taglio in trincea per più di sette metri di altezza, la demolizione di numerosi fabbricati.
I fautori del prolungamento non mancarono, per contro, di far rilevare che, oltre all'evidente interesse rappresentato dal collegamento diretto del porto con la stazione ferroviaria, si sarebbe ottenuto il risanamento di un quartiere dove esistevano "... luride e vetuste casupole..", rese malsicure dal terremoto del 1887 "... e che possono pericolare per nuove scosse...", facendo presente che erano applicabili le disposizioni contenute nella legge 15 gennaio 1885, detta "Legge di Napoli" per il risanamento urbanistico della città ed infatti, con legge 13 maggio 1888 re Umberto I autorizzava il comune di Savona ad applicare le disposizioni della legge del 1885 "... per provvedere al miglioramento delle condizioni igieniche dell'abitato ed in ispecie alla esecuzione del prolungamento di Via Paleocapa, giusto in progetto in data 17 ottobre 1887 compilato dall'ingegnere civico Tissoni...".
Per il compimento della Via Paleocapa si rese necessaria la demolizione di vari fabbricati esistenti tra la via Pia e l'attuale piazza Leon Pancaldo, ma questo problema non presentò particolari aspetti legati alla conservazione delle opere monumentali o di altre opere di particolare pregio.
I nuovi edifici che sorsero in pochi anni tra la Via Pia e la Torretta, mantennero le stesse eleganti caratteristiche di quelli del precedente tratto di Via Paleocapa.

Lo sventramento di via Pietro Giuria

Negli ultimi decenni del secolo, necessità di ordine igienico, imposero l'apertura di nuove strade nell'antico quartiere dei Cassari e nell'adiacente dei Chiappuzzi (o Calderai).

Con il piano regolatore approvato con R.D. del 23 giugno 1873, il comune provvide, negli anni Ottanta del XIX secolo, durante l'amministrazione del sindaco Brignoni, alla demolizione degli antichi fabbricati ed all'apertura della strada da Piazza Giulio II alla vecchia darsena (verso l'allora piazza Caricamento) che prenderà il nome di Pietro Giuria (il letterato savonese morto nel 1876), attraverso le vie Malcantone, Riario e Pescheria.
Il piano dell'amministrazione comunale venne attuato in due fasi: la prima, tra il 1880 ed il 1885, e la seconda nel primo decennio del Novecento.
Nel 1885 la nuova arteria arrivò alla metà della strada dove venne realizzata la piazza ottagonale (che avrebbe dovuto essere destinata al pubbico mercato e che sarà invece dedicata a Felice Cavallotti), da dove si aprirono i due tronchi dell'attuale Via Caboto, l'uno verso la piazza del duomo e l'altro verso via Untoria.
La seconda fase, che si protrasse per tutto il primo decennio di questo secolo, portò al prolungamento di via Pietro Giuria fino alla piazza Caricamento. Fu necessario procedere, oltre alla demolizione dei precedenti fabbricati, allo sbancamento del tratto in corrispondenza dell'antica Chiappinata che risultava ad una quota superiore.
Il trasferimento dell'oratorio della SS. Trinità nella chiesa di San Filippo Neri, consentì la demolizione della chiesa di Santa Croce in via Untoria, e su quest'area, unitamente a quella occupata da vecchie casupole, venne realizzato l'edificio del liceo ginnasio e dell'istituto tecnico nautico (tra la via Pietro Giuria e la via Untoria), inaugurato nel 1913.
La realizzazione di questo edificio completò la piazza Cavallotti, ottagonale e decorata di portici, dei quali rimangono ancora solo tre lati di quelli inclinati a 45° rispetto all'asse stradale, il quarto scomparve con la demolizione dei Cassari poco prima degli anni Quaranta del XX secolo.

Demolizione del quartiere dei Cassari

Mentre le opere pubbliche realizzate nel periodo tra le due grandi guerre possono essere considerate positivamente, una iniziativa locale di questo periodo va classificata tra quelle destinate a suscitare critiche e perplessità.
Ci riferiamo alla demolizione di gran parte del vecchio quartiere dei Cassari.
Nei primi decenni del Novecento questo quartiere non era nè migliore nè peggiore di tanti altri rioni savonesi.
Venne il 1938; da tempo, a capo dell'amministrazione comunale di allora, il podestà, era assillato dall'esigenza di reperire un'area nel centro cittadino per edificarvi il palazzo della Prefettura.
La scelta cadde sul vecchio quartiere dei Cassari, centralissimo e certamente abbastanza vasto per contenere non solo il preventivato palazzo della Prefettura, ma anche altri uffici pubblici.
Lo sventramento si estese su un'area complessiva di oltre 7.000 mq. e la "piazza del Re"(così venne inizialmente denominata la nuova area risultante dalle demolizioni) era pronta ad accogliere gli edifici pubblici.
Ma gli eventi bellici degli anni immediatamente successivi mandarono a monte i progetti relativi, destinati a rimanere per sempre sulla carta. Malgrado la celerità con la quale si era provveduto alla distruzione di gran parte dei Cassari, non si farà a tempo ad utilizzare l'area risultante per edificarvi il nuovo palazzo della Prefettura e quest'ultima troverà sede, nell'immediato Dopoguerra, nel palazzo di Piazza Saffi, costruito qualche anni prima per ospitare la sede della federazione fascista.

L'Oltreletimbro

Nel 1852 si pensò di sistemare la stazione ferroviaria nella zona portuale sulla piazza del Molo, dove sorse poi la stazione marittima.
In seguito si discusse se occupare la stazione sulla sponda sinistra o destra del Letimbro. Prevalse la prima tesi, nel 1863, soprattutto per porre la ferrovia a minore distanza dal centro cittadino, sia per "comodo dei viaggiatori", sia per il traffico delle merci.

Si costruì, nel 1868, quale stazione ferroviaria, un modesto fabbricato in legno che verrà poi sostituito, nel 1881, da un edificio in muratura.
Alla fine dell'Ottocento, a seguito dello sviluppo urbanistico, anche le strade del centro, come vedremo, vennero notevolmente migliorate: nuove vie e nuove piazze vennero costruite verso la stazione ferroviaria.

1856 il piano Corsi

Quello che delineò la parte nuova della città fu il piano Corsi che comprendeva una serie di varianti al piano regolatore del 1856.
Si atterrarono le mura, si riempirono i fossati e si occuparono gli antichi orti suburbani con diritte e spaziose contrade.
Il comune non aveva perso tempo provvedendo all'acquisto dei terreni per la sistemazione della piazza e della strada di accesso alla stazione e per l'ampliamento della città in base al piano regolatore.
Il comune acquistò dal marchese De Mari un'area edificabile di 55.300 mq.; in seguito, nel 1868, per poter completare la strada di accesso alla stazione e le zone adiacenti, il comune acquistò altri appezzamenti di terreno (che erano per la maggior parte ortivi con viti e agrumi) di proprietà dell'ospedale San Paolo e del marchese Naselli.
Sulla superficie piana compresa tra il vecchio agglomerato urbano ed il Letimbro, la nuova città venne disposta a scacchiera, riproducendo l'aspetto topografico di Torino, separata dalla parte antica da un ampio corso rettilineo dall'angolo esterno dell'ospedale volto a sud sino al nuovo teatro Chiabrera.

Fu un'opera grandiosa, attuata nel campo dell'edilizia pubblica e privata e nel settore delle opere pubbliche e che solo la visione di un grande avvenire poteva giustificare simili ambizioni.
Non solo l'ampiezza delle strade, la larghezza del corso, quella della via Paleocapa, i portici che dalla piazza del Popolo arrivano alla Torretta seguendo tutto il perimetro dele vaste piazze attraversate, che destano ammirazione.
Nicolò Cesare Garoni, nella sua guida del 1874, scrive:
"Oggi la città nuova si va compenetrando in più parti nella vecchia e quando la riunione sia compiuta e perfetta e ambedue formino una città sola ed eguale, colle ampie strade che tutte ostentano da un lato i floridi colli e dall'altro la trepida marina, con un'aere incontaminabile...".

Tra l'approvazione della variante al piano regolatore e l'entrata in funzione della stazione ferroviaria, prendono forma numerose strade e piazze cittadine, via Paleocapa e l'omonima piazza, il corso Principe Amedeo, piazza Sisto IV e piazza Giulio II.

Nel 1856 nasce l'ospedale San Paolo

Istituzione caritatevole di un certo rilievo fu la Compagnia di San Paolo, istituita nel 1513 e dalla quale sorse l'omonimo ospedale.
La Compagnia per alcuni anni ricoverò gli ammalati in locali privati provvedendo, nel 1517, alla costruzione del proprio ospedale sul Priamar e che, coinvolto con gli altri edifici nelle distruzioni del 1542, venne rimpiazzato, nel 1549, da un altro edificio situato nell'odierna via Aonzo dove rimase fino al 1856 quando verrà trasferito, notevolmente ampliato, sul terreno fuori della porta Bellaria (oggi Corso Italia) a spese del comune, assumendo la denominazione di Ospedale Civico San Paolo.
Finanziata interamente dal comune, l'opera sorse attraverso una convenzione del 1856 tra il comune e l'amministrazione degli Ospizi del Santuario mediante la quale l'ente di beneficienza riceveva "in uso la maggior parte del fabbricato per servizio dell'ospedale, coll'obbligo della denominazione di Ospedale Civico di San Paolo", mentre al comune passavano i locali del convento di San Giacomo.
Eretto tra il 1850 ed il 1857, lungo l'asse dell'allora stradone dell'ospedale (che doveva in seguito assumere la denominazione di Corso Principe Amedeo e poi corso Italia) e prospiciente, con la facciata principale, l'area della nuova piazza prevista nel piano regolatore. La costruzione dell'ospedale, allora uno dei più grandi ed importanti del Regno Sardo, fu diretta dall'architetto savonese Giuseppe Cortese su disegni dell'architetto Carlo Sada di Bellaggio il cui progetto era stato scelto dal comune, nel 1844.
L'ospedale fu inaugurato nel 1857 e ospitò più di 500 degenti e una scuola.
Nei primi decenni di questo secolo si fece più acuto il problema del civico Ospedale San Paolo. Il fabbricato di corso Principe Amedeo cominciava a dimostrarsi non solo insufficiente per i bisogni della città, la cui popolazione era notevolmente aumentata, ma era anche deteriorato e con il tetto in disordine.
Si discusse sull'opportunità si sopraelevare e riattare l'edificio o costruirne uno nuovo in zona periferica, anche perchè l'ospedale, che all'epoca della costruzione era in zona abitata, con l'espandersi della città, veniva a trovarsi in pieno centro, soggetto ai rumori del traffico, sempre crescente.
Prevalse la prima tesi e, tra il 1928 ed il 1931, il fabbricato venne sopraelevato di un piano.
Ma già venti anni dopo la capienza dell'ospedale risultava inadeguata e si ripropose il trasferimento del complesso, già ventilato negli anni Trenta del XIX secolo, problema che si trascinerà nei decenni successivi, malgrado la sistemazione di alcuni reparti nel nuovo complesso di Valloria che comincerà a sorgere negli anni del secondo dopoguerra.

Corso Mazzini tra il XIX e il XX secolo

Verso la fine dell'Ottocento l'espansione urbana della città di Savona interessò anche il quartiere della Foce le cui prime notizie risalgona alla fine del Trecento quando, nei pressi dell'attuale passaggio a livello di corso Italia, venne edificata la porta della Foce.
Con la nuova espansione della città della metà dell'Ottocento, i fabbricati industriali e gli edifici direzionali occuparono un buon tratto di corso Mazzini, tra il porto e la Fortezza, mentre la parte di strada tra l'attuale incrocio di corso Italia e via XX settembre (che aveva già registrato l'insediamento nel 1857 dell'ospedale civico San Paolo) si formò, con nuovi fabbricati, negli ultimi decenni del XIX secolo, completata poi tra il 1893 e il 1900, con gli altri edifici sul lato mare.
Con la sistemazione di corso Mazzini vennero delineate le altre strade tra questo ed il mare che in pochi anni dovevano assumere una definitiva fisionomia con la costruzione degli alti caseggiati che delimitarono il prolungamento delle vie Giacchero, Montenotte, Guidobono e XX settembre.
Gli anni Venti e Trenta vedono la sistemazione di corso Mazzini fronteggiante la Fortezza. All'iniziale fabricato che fa angolo con corso Italia, costruito nel 1910, seguirono quelli adiacenti che presero il posto del politeama Garibaldi e di precedenti vecchie costruzioni, fino alla piazza Mazzini, (oggi via Lavagna).
A fianco dell'antica chiesa di San Filippo Neri, venne costruito il mercato coperto che fronteggiava da un lato via Pietro Giuria e dall'altro corso Mazzini, distrutto dai bombardamenti aerei dell'ultimo conflitto mondiale, unitamente alla chiesa.

I danni della Seconda Guerra Mondiale

Mentre la vecchia zona dei Cassari scomparve per volontà locale, quello della calata subì notevoli modificazioni a seguito delle distruzioni arrecate dagli eventi bellici dell'ultimo conflitto mondiale.
La parte intorno alla Calata subì notevoli modificazioni a seguito delle distruzioni da pochi duri bombardamenti aerei che fecero, dei secolari edifici, un cumulo di macerie.

Era un agglomerato di antiche case, strette le una alle altre, dove la vita di centinaia di famiglie residenti nel quartiere si confondeva con quelle di numerosi "scagni" di armatori, agenti marittimi e spedizionieri e si mescolava con le varie attività che nel corso dei secoli avevano trovato la loro sede ideale in questa zona urbana a diretto contatto con il mare.
La Piazza del Brandale, era una delle tre piazze che caratterizzavano il quartire della Calata, fino alla seconda guerra mondiale divenne il centro della vita politica e cittadina con la successiva modificazione del trecentesco palazzo degli Anziani, prima della distruzione operata dagli eventi bellici, la piazza del Brandale aveva una superficie di 288 mq.
Nella notte tra il 23 ed il 24 ottobre 1942, gli aerei della Royal Air Force inglese, sganciarono bombe nel centro storico di Savona e nella Calata, causando la distruzione di numerosi palazzi del quartiere.

Numerose vecchie case della Calata, che avevano il torto di trovarsi nelle immediate vicinanze del porto (obiettivo principale delle incursioni aeree), scomparvero sotto le bombe: risultarono distrutti o gravemente danneggiati numerosi edifici della Quarda Inferiore, di via Pietro Giuria, di via Untoria, dei Cassari.
Tutta l'area della Calata gravemente danneggiata venne rasa al suolo e sgomberata dalle macerie nel successivo Dopoguerra (1945), con un intervento sbrigativo ed alquanto discutibile.

La ricostruzione del centro storico

Passata la guerra, i savonesi si rimboccarono le maniche per ricominciare e la ricostruzione dell'apparato produttivo avvenne con ritmo frenetico.

Un buon impulso alla ricostruzione del secondo dopoguerra fu dovuto a pochi ma fruttuosi mesi, dal 1945 al 1946, di amministrazione del Governo Militare Alleato il quale provvide ad avviare il programma di ripresa, con la sollecita realizzazione delle opere pubbliche e particolarmente di quelle riguardanti lo scalo marittimo.
Eliminate le macerie, si da inizio alla ricostruzione. Per la zona maggiormente colpita, quella della Calata, passeranno alcuni anni prima che sull'area, rimasta libera, sorgano altre costruzioni.
Dopo la ricostruzione della nuova via Gramsci, l'arteria di collegamento tra corso Mazzini e la piazza Leon Pancaldo, comincia a delinearsi, dopo il 1950, la fisionomia del quartiere.
Sull'area dei vecchi Cassari, che aveva subito pochi anni prima del conflitto, la demolizione dei precedenti fabbricati, verrà edificato, nella parte verso piazza Giulio II, un complesso residenziale, e, sulla retrostante ampia area, nel 1956/57, il palazzo delle scuole medie Paolo Boselli, una realizzazione, questa, che risultò ben modesta in rapporto alla superficie disponibile.

Il XXI secolo

La città cambia ancora una volta il suo volto.
La Vecchia Darsena si trasforma nel salotto della città accogliendo il Palacrociere, la Torre e il complesso Bofill, il Crescent e la sistemazione di piazza del Brandale e di via Gramsci.

Gli altri interventi riguardano il nuovo campus universitario di Legino, la nuova piscina olimpica di corso Colombo (sede della Rari Nantes Savona), il complesso nella ex centrale elettrica alla foce del Letimbro.

Le circoscrizioni di Savona

1a circoscrizione: Lavagnola - Santuario - Montemoro

Lavagnola
Santuario
Montemoro

2a circoscrizione: Villapiana

Villapiana
La Rusca
Mignone

3a circoscrizione: Oltreletimbro

Oltreletimbro
Santa Rita
San Michele
Le Ammiraglie
Mongrifone
Chiavella
Fontanassa

4a circoscrizione: Zinola - Legino - Fornaci

Legino (fronte montano occidentale)
Natarella
Zinola
Fornaci
Zona Artigianale P.A.I.P.

5a circoscrizione: Centro città - Villetta - Valloria

Città Vecchia - Centro storico
Prolungamento e Primar
Vecchia Darsena
Fronte Mare Levante
Porto commerciale e turistico
Olivetta
Valloria
Villetta (Capuccini, Loreto e fronte montano orientale)
Monturbano

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