Basilico

Prodotti tipici

Carni, Pesci e Salumi

La Coppa della Val d'Aveto e della Val Graveglia

La coppa prende il nome per la sua forma a calotta sferica: nell'Italia settentrionale indica un salame fatto con la carne di maiale. La coppa della Val d'Aveto e della Val Graveglia si distingue per il profumo dolce e delicato che si affina durante la fase di maturazione.

Al taglio la fetta si presenta di colore rosso e nelle parti marezzate, bianco rosato.

La coppa si ottiene dalla lavorazione dei muscoli della regione cervicale superiore del maiale.
Il processo di lavorazione inizia con la salagione a secco utilizzando miscele di sale, aromi naturali e spezie quali pepe, cannella, noce moscata e chiodi di garofano. Il composto viene messo nel budello (il peritoneo parietale di suino o il colon o il diritto di bovino) e legato. Segue quindi la fase di asciugatura al cui termine si verifica la comparsa della classica "fioritura". In seguito si passa alla stagionatura che si protrae per un periodo variabile da tre a sei mesi dalla data dell'avvenuta salatura.

La Mostardella di Sant'Olcese

La Mostardella è un salame tipico simile ad un cacciatorino fresco dal colore rosso scuro.

Si ricava dalle parti meno nobili e più nervose di carne suina e bovina.

Si mangia scaldata sui cerchi della stufa per renderlo più morbido.

Una ricetta tipica prevede anche di cuocervi sopra un paio di uova. La tradizione vuole che l'aspirante sposo portasse ai genitori della fanciulla una Mostardella e se il padre della futura sposa tagliava il salame, il matrimonio era permesso.

La Pancetta (Val d'Aveto e Val Graveglia)

La pancia del maiale viene salata e condita con limone e spezie: pepe, cannella, noce moscata, chiodi di garofano.
La pancetta viene quindi ricoperta dalla cotica oppure da una particolare pelle che si trova nell'intestino del maiale, detta in dialetto asiunza. Una volta legata è fatta stagionare per almeno tre mesi.
Le modalità di lavorazione sono artigianali e seguono le ricette della tradizione locale.

Il Salame con i lardelli (Val d'Aveto e Val Graveglia)

Prodotto prevalentemente in Val d'Aveto e Val Graveglia, nell'entroterra di Lavagna e Chiavari, il salame con i lardelli è un insaccato di carne suina dalla forma cilindrica allungata, affusolata alle estremità.
Il colore della pasta va dal rosso carne fino al violaceo, in funzione della stagionatura. La percentuale in grasso è 8% circa e la grana dell'impasto è grossa.

Anticamente il salame lavorato veniva portato a stagionare nelle zone alte delle vallate.

La preparazione prevede che con un coltello si tagli la carne a strisce, si macini con il tritacarne, utilizzando il crivello n. 14.
A contempo si taglia la parte grassa (chiamati lardetti o lardelli) a dadini. Il tutto viene impastato con pepe nero, noce moscata, cannella e chiodi di garofano. Quindi la pasta viene insaccata in budelli (bèli) di maiale. Viene quindi legato a mano con spago grosso e fatto stagionare appeso a travi di legno.

Normalmente la stagionatura prevede che i salami vengano appesi ad una distanza di circa 4 cm l'uno dall'altro, per un periodo di circa 40 giorni in ambienti asciutti e freschi.

Testa in cassetta o Soppressata

Prodotta nell'entroterra Genovese e Savonese, la testa in cassetta, nota anche come "soppressata" in alcune località, è un salame confezionato con la lingua, il grasso, le cotiche e la cartilagine della testa del maiale.

L'impasto, composto dalle parti di testa del maiale, è cotto in calderoni e riposto in stampi.
Al taglio, la fetta si presenta costituita da diversi colori che vanno dal bianco rosato al rosso. Il profumo e il gusto riprendono entrambi l'aroma delle spezie utilizzate, soprattutto dell'alloro e del rosmarino.

La testa in cassetta è un salume costituito da varie parti di frattaglie fra le quali anche guanciale, lingua, e cotenne. La testa di suino viene fatta bollire con aromi (sale, pepe, alloro, limone) che variano da zona a zona. Quando la testa è cotta, si disossa, si taglia con il coltello e si mette l'impasto in appositi stampi in legno a forma di bauletto: da qui il nome di testa in cassetta.
Si lascia così per alcuni giorni; si consuma tagliata a fette.

Il Salame genovese di Serra Riccò e Sant'Olcese

Il salame di Sant'Olcese è fatto con parti uguali di carni suine e bovine. La carne bovina deriva da animali adulti che provengono dal Piemonte, ed in particolare dalle zone dell'Astigiano, dell'Alessandrino e del Cuneense, appartenenti alle razze Bianca Piemontese e Brunalpina.
La carne suina (lardello e pancetta, 60% magra e 40% grassa) oggi non è più prodotta localmente, ma proviene da allevamenti selezionati nell'Italia settentrionale.
Il processo di produzione differisce da quello degli altri salami italiani e prevede il taglio manuale delle carni, quindi passate al tritacarne le parti magre, mescolate con pepe nero in grani, aglio in polvere, vino bianco della Val Polcevera e sale e poi insaccate e legate a mano, pratica che presuppone una notevole abilità e specializzazione del personale.
I salami sono quindi sottoposti alla stagionatura, prima per pochi giorni in un apposito locale al calore di un braciere alimentato con legna di rovere, poi per due o tre mesi sono esposti all'aria in un locale asciutto a temperatura e umidità controllate.
Il salame di Sant'Olcese fu prodotto per la prima volta a Orero, oggi frazione del comune di Serra Riccò, ma che sino al 1877 faceva parte del comune di Sant'Olcese. La produzione a livello industriale e il successo commerciale nell'area genovese iniziarono sicuramente prima dell'inizio del XIX secolo.

La Salsiccia ligure

L'impasto della salsiccia ligure è salato ma non troppo speziato e a grana media, con una percentuale in grasso intorno al 15-16%. La salsiccia ligure è tendenzialmente magra rispetto a quella di altre regioni. Si consuma cotta, alla piastra o saltata in padella bucherellando il budello per farne uscire parte del grasso.

La Zerarìa

In dialetto viene chiamata Zrarìa, prodotta nell'entroterra del Ponente si prepara per il periodo natalizio.
Le zampette di suino e la testa, comprese anche cotenne o guanciale, lingua, muscoli e a volte anche manzo, vengono fatte bollire con sale, pepe, alloro, limone e altri aromi che variano da zona a zona, fino ad ottenere un brodo. Terminata la cottura, si tagliano le varie parti con il coltello e si dispongono in un piatto profondo ricoprendole con il brodo caldo che raffreddandosi formerà una densa gelatina. Si adorna con foglie di alloro o di limone fresche. Tradizionalmente l'impasto veniva messo in appositi stampi in legno, a forma di bauletto.
Si lascia così per alcuni giorni, si consuma tagliata a fette.

Con qualche variante si produce, oltre che in Val Bormida, nel savonese, anche in Valle Stura, nell'entroterra di Voltri.

La Bottarga di Tonno

Nello stesso periodo in cui vengono le uova destinate ad essere trasformate in Bottarga, e più precisamente tra la seconda decade di maggio e la terza decade di giugno, i pescatori, dopo la mattanza, selezionano i tonni più grossi. Il filetto, che in gergo viene chiamato bodano, vienne avviato alla fase di salagione: trascorse ventiquattro ore, i pezzi più grosso, lavati con una particolare salamoia, vengono "impiccati" e posti in luoghi ventilati. Modellati quotidianamente per 15 giorni fino ad ottenere una forma cilindrica a seguito della necessaria maturazione.

Il Mosciame di Tonno (Alassio)

Il mosciame viene prodotto da selezionati filetti di tonno. La preparazione riprende le antiche tradizioni liguri e in particolare alassine per offrire un prodotto caratteristico e genuino. Consistente e morbido al palato si propone come ottimo affettato per la creazione di particolari antipasti e nella preparazione di gustosi carpacci.

Il Sanguinaccio

Il Sanguinaccio è un salamino fresco, insaccato o cotto, di animelle e sangue di maiale. Solitamente si consuma rosolato in padella e accompagnato con la cipolla.
Il sangue di maiale viene miscelato nelle medesime proporzioni con latte fresco vaccino, pinoli, sale, pepe e animelle. Il composto viene insaccato nel budello di maiale e viene legato con lo spago in salamini di 200 grammi circa di peso. Il sangue, un sottoprodotto della macellazione del maiale e gli aromi, come foglie di alloro, pinoli e chiodi di garofano, vengono aggiunti all'impasto. Il tutto viene sottoposto a cottura, messo a raffreddare a temperatura ambiente, e riposto a conservare in frigorifero. Il sanguinaccio è tipico della tradizione popolare ligure e nasce dalla consuetudine di utilizzare il maiale in ogni sua parte.

Frizze della Val Bormida

Queste polpettine rossastre sono prodotte con un trito di fegato di maiale e salsiccia aromatizzato con bacche di ginepro, che si mangia cotto sulla piastra o fritto.


Formaggi

Il Formaggio de San Stè (Santo Stefano d'Aveto e Rezzoaglio)

La crosta sottile del San Stè varia dal colore giallo paglierino al nocciola tenue.
La stagionatura accompagna il retrogusto dal lievemente amarognolo a leggermente piccante. Nelle stagionature più giovani il gusto richiama i sapori del latte.
La pasta dal colore bianco e avorio è elastica, quasi fondente nei formaggi più giovani, ha un'occhiatura sottile e può variare il suo colore di stagione in stagione pur con la medesima stagionatura: d'inverno il colore più chiaro della pasta è dovuto alla diversa alimentazione delle bovine.
Il San Stè dalla stagionatura è spesso cotto "Sto arrivando! ciàppa", ovvero preparato sulla tipica lastra da cottura in ardesia. Le altre stagionature si prestano per abbinamenti raffinati come miele di arancia e limone, vini barolo e Sauternes e con frutta fresca.

La Quagliata ligure o Prescinseua

Prodotta nell'entroterra genovese la quagliata è una cagliata fresca di latte vaccino di colore bianco, consistenza da semi liquida a semi solida e sapore acidognolo.

In dialetto prende il nome di "prescinseua", che deriva dal genovese presû che significa caglio.

La quagliata prodotta nella Val Fontanabuona, veniva in parte prodotta dalle vacche provenienti da lontane località di montagna dell'alta Val d'Aveto che svernavano in Val Fontanabuona dove, essendo a quote più basse, il formaggio e la prescinseua potevano essere prodotte quando le basse temperature consentivano una maggiore conservabilità del prodotto.
Questa transumanza del bestiame partiva da metà settembre e durava fino a metà maggio, consentendo l'utilizzo dei prati e dei pascoli della Fontanabuona.

Il Sarasso (Val d'Aveto)

Prodotto principalmente nell'Alta Val d'Aveto il sarasso è una ricotta salata e stagionata.
Ha una forma cilindrica di colore bianco giallognolo e dal sapore intenso.

La ricotta derivante dal siero del formaggio di Santo Stefano d'Aveto viene salata e fatta stagionare.
Il sarasso viene utilizzato come veloce condimento di una pasta in bianco. Nella Val d'Aveto viene anche usato nella preparazione del pesto. Il sarasso può inoltre essere aggiunto nella baciocca, insieme alla ricotta.

La Formaggetta savonese (Savona e dintorni)

Formaggio a pasta morbida, fresco, dal colore bianco, profumo di latteria e sapore acidulo tendente al dolce. Il prodotto stagionato presenta una crosta gialla molto sottile, il sapore sarà sapido e intenso.
Prodotta al 90% con latte caprino e 10% di latte vaccino, la formaggetta avvolta in teli di stoffa viene pressata e rivoltata per favorire lo spurgo del siero in eccesso, quindi si passa al processo di salatura a secco che richiede due giorni. Tutte le forme di formaggetta savonese vengono trattate con olio per evitare spaccature dovute all'indurimento della crosta.

Il Zuncò (giuncata)

Il nome di questa formaggetta dalla reticella utilizzata per scolarla che è fatta di giunco marittimo. Solitamente di ovino, la giuncata non è salata e si consuma freschissima.

Il Pecorino ligure di malga

Prodotto nell'Alta Valle Arroscia, nell'Alta Val Roja e nell'Alta Valle Impero, il pecorino ligure di malga è un formaggio dolce da tavola e stagionato di forma cilindrica a facce piane, con scalzo dritto alto di 10-13 centimetri o 6-10 centimetri nella versione dolce. Il suo diametro varia tra i 15 e i 20 centimetri. Il pecorino ligure dolce presenta una crosta liscia sottile di colore bianco o paglierino tenue, una pasta bianca morbida compatta o con rada occhiatura. Ha un sapore dolce o leggermente acidulo.

La produzione stagionata presenta una crosta più consistente, di colore paglierino tendente al bruno con l'aumentare della stagionatura con una pasta bianca o paglierina, compatta o con rada occhiatura, tenera ed elastica nelle forme più giovani e poi sempre più dura, a volte con qualche granulosità. Il suo sapore è tendenzialmente piccante.
È un formaggio prodotto con latte ovino intero, al quale viene addizionato caglio di vitello; la rottura del coagulo si protrae fino a che i grumi hanno raggiunto le dimensioni di una nocciola per la tipologia "dolce", o di un chicco di mais per la tipologia "stagionato".

Il procedimento di salatura, a secco o mediante immersione in salamoia, è uguale per le due tipologie, mentre varia il periodo di maturazione, che passa dai 20 ai 60 giorni per il pecorino dolce a diversi mesi (dai 2 ai 12) per quello stagionato.


Frutta e Ortaggi

Il Basilico

Scientificamente conosciuto come Ocinum basilicum, il nome del basilico deriva dal termine greco Basilikòs (degno di un re).
La pianta di basilico è stata importata in Europa dall’Asia Minore in tempi antichissimi, trovando però fin da subito le sue condizioni idealidi crescita soprattutto in Provenza e in Liguria.

Il basilico genovese si presenta con fiori bianchi e foglioline compatte dalla forma a "cucchiaio" di color verde non troppo intenso, capaci di sprigionare un profumo particolarmente delicato e gradevole.
Le migliori qualità vengono dalle produzioni di Prà e Recco, di Albenga, di Diano Marina e della piana di Sarzana.
Il basilico appartiene alla famiglia delle Labiate.

La qualità della varietà cosiddetta Genovese ha ricevuto la certificazione DOP (Denominazione di Origine Protetta) dall'Unione Europea.

Il Chinotto di Savona

Questo piccolo agrume ha un profumo inconfondibile e un fiore di rara bellezza, tanto che le piante di chinotto vengono spesso usate a scopo ornamentale.
Consumato candito o immerso nel Maraschino è una vera specialità della città di Savona.
Il chinotto di Savona viene usato anche come base di bibite dissetanti e liquori.

L'Albicocca di Valleggia

L'Abicocca di Valleggia viene prodotta nell'omonima località vicino a Savona.
L'albicocco Valleggia è una pianta vigorosa, longeva e rustica, con produzione costante, anche per la caratteristica della fioritura tardiva e graduale. Ha una buona adattabilità all'ambiente.
Il frutto ha una polpa soda, dolce e leggermente aromatica.
Ha un epicarpo di colore arancio, sottile e liscio, con puntinature rosso mattone.

Si tratta di un cultivar locale, selezionata nei primi anni del 1900.

L'abicocca di Valleggia veniva commercializzata oltre che sui mercati nazionali anche in Germania e in Svizzera, attualmente viene inviata al mercato ortofrutticolo locale e impiegata nell'industria alimentare.

I portainnesti usati dai produttori per l'albicocca Valleggia sono tre e precisamente: Franco di albicocco, Franco di pesco, Mirabolano di susino.

Le Castagne secche (Calizzano e Murialdo)

In Val Bormida sopravvive un’antica tecnica un tempo diffusa in tutto l'arco appenninico ligure e nelle valli piemontesi: l’essiccatura delle castagne nei "tecci". I seccatoi, o tecci, sono piccole costruzioni in pietra di un solo locale con il tetto di scandole. All'interno, all'altezza di due o tre metri da terra, un soffitto di graticci in legno, la graia, permette al calore e al fumo di raggiungere le castagne.
Dopo la raccolta della varietà Gabbina (o Gabbiana), le castagne vengono deposte sui soffitti a graticcio, sopra un fuoco basso e costante alimentato dalla potatura dei castagni o dalla pula. Col procedere della raccolta gli strati crescono protraendo l'affumicatura per circa due mesi. Durante l'affumicatura le castagne andranno girate per rendere uniforme il processo. A seguito della "girata" le castagne vengono esposte al fumo ancora per cinque o dieci giorni e infine battute per eliminare la scorza.
Con le castagne essiccate, nel periodo natalizio, si preparano le "viette": la ricetta prevede di lessare le castagne secche per cinque ore in una pentola con un peso sopra che le mantenga sempre completamente sommerse dall'acqua. Particolarmente dolci, hanno un sapore che ricorda la frutta candita.

Le Nocciole (Valle Sturla, Val Graveglia, Val Fontanabuona)

Le diverse varietà di nocciole liguri si distinguono per la forma. In Val Fontanabuona hanno forma tondeggiante e un guscio sottile come la Dall'orto e la Del Rosso. La Tapparona è più allungata e appiattita.

L'Asparago violetto di Albenga

Prodotto nella piana di Albenga, l'asparago violetto presenta turioni grossi e con una caratteristica colorazione viola intenso che gradatamente sfuma scendendo verso la base.
Rispetto alle altre qualità è meno produttivo. Al palato si presenta morbido e burroso, delicato e tendenzialmente più dolce al gusto, meno aggressivo all'olfatto rispetto agli asparagi tradizionali.

Particolarmente adatto per accompagnare pesci e carni bianche o per salse raffinate.

Il Carciofo di Albenga

In dialetto "articiocche", il carciofo spinoso di Albenga è una varietà di Cynara scolymus coltivato e condizionato nella piana di Albenga. È conosciuto anche con il nome di violetto di Albenga, violetto spinoso di Albenga, violetto spinoso della Liguria o zuccherino di Genova, spinoso violetto grosso di Albenga.
I capollini del carciofo si possono mangiare sia crudi sia cotti. Diventa caratteristica la produzione culinaria, soprattutto per la consistenza delle foglie, le brattee, che sono croccanti e dolci all'esterno diventando più tenere all'interno, tali che siano apprezzabili anche crude. Una delle maniere più diffuse di mangiare questo tipo di pietanza è quella al pinzimonio, preparando una semplice tazzina con olio extra-vergine, sale e aceto o limone, si può staccare la singola foglia con le proprie mani ed intingerla nella salsetta preparata. Quando questo non è più possibile, con un coltello si taglia la base e la si intinge nel pinzimonio finendo il carciofo.

L'Asparago di Albenga

Il patrimonio genetico di questa qualità di asparago lo ha reso capace di adattarsi perfettamente alla pianura di Albenga. Gustoso e delicato viene preparato in piatti tipici locali.

Il Fagiolo Giannetto di Nasino

La Val Pennavaira, caratterizzata da un clima ventilato e dalla giusta umidità, permette le condizioni favorevoli per la coltivazione del fagiolo Gianetto.
Questo fagiolo presenta un bacello di colore giallo con screziature verdi e rosse appena accennate. I semi sono quasi sferici, di colore bianco grigiastro e di medie dimensioni.

Una volta essicati i semi riducono il loro volume e assumono una colorazione gialla (da cui il nome)o leggermente verde.

Il fagiolo Gianetto viene seminato nel mese di luglio.
La raccolta si effettua quando il baccello ingiallito inizia a seccare e i semi hanno raggiunto il loro completo sviluppo, nella seconda metà di ottobre. I bacelli interi vengono fatti asciugare prima di essere "sgranati" e i semi ottenuti si fanno ulteriormente seccare all'aria aperta.
I tempi di essiccazione variano molto a seconda del contenuto d'acqua iniziale, ed oscillano da 20 a 30 giorni.

La Ciliegia di Castelbianco

Sono due le varietà autoctone, cantun giancau e cantun negrau. Le ciliegie vengono coltivate con metodo biodinamico. Ogni anno a giugno, nel periodo della raccolta, Castelbianco dedica al suo prodotto di punta da oltre cinquant'anni la "Sagra della Ciliegia" e la "Mostra mercato della ciliegia d'oro" per promuovere questo straordinario prodotto tipico del territorio.

La Mela Carlona, Belfiore e la Mela Beverino

Cultivar tipiche della provincia di La Spezia.

Lo Zucchino alberello di Sarzana

Prodotto nella piana di Sarzana, il zucchino alberello è originario del sud America, giunse in Europa nel XVI secolo.
I suoi fiori erano considerati sacri presso le popolazioni andine.

Lo zucchino alberello di Sarzana ha frutti allungati di colore verde chiaro, simile per forma e dimensioni al "genovese". Gli zucchini devono essere colti quando sono ancora immaturi con la polpa bianca e compatta; ricchi d'acqua hanno un forte potere diuretico.

Le Patate di Pignone

La patata di Pignone si presenta di forma tondeggiante.
È saporita sia lessa che usata per preparare pane, gnocchi, torte di patate, pane di patate o come contorno per carni e stoccafisso.

La Fagiolana di Torza

Viene prodotta nel comune di Maissana, in località di Torza e aree limitrofe, in provincia di La Spezia.

È un fagiolo dalla forma allungata e tondeggiante, più o meno piena. Il colore è bianco con qualche filamento marrone quando la fagiolana è fresca. Le dimensioni dei fagioli sono circa di 2-2,5 cm x 1-1,5 cm. Possono essere raccolte sia fresche che secche, ottime servite con lo stoccafisso.

La semina avviene di solito dopo il 26 maggio, data di celebrazione della ricorrenza della Madonna di Caravaggio. Una produzione migliore si ottiene se le coltivazioni sono protette dal sole nelle ore più calde della giornata, godendo però di sufficiente calore. È consigliabile coltivare la pianta vicino a corsi d'acqua e in ogni caso irrigarla almeno una volta a settimana.
In ogni "postarella" (piccola buca nel terreno) in cui si pongono tre o quattro semi, si sistema anche una pertica (canna) della lunghezza di circa tre metri per consentire che le piante arrampicandovisi, crescano in altezza.

La produzione è presente nella località di Torza da oltre due secoli e che negli anni passati questi legumi venivano barattati, insieme ai "fagioli dall'olio", con i liguri rivieraschi in cambio del prezioso olio d'oliva. Ogni anno a Maissana si svolge una sagra, nella prima settimana di ottobre, dedicata totalmente a questo antico ortaggio.

Il Fagiolo cenerino di Pignone

Prodotto tipico della Val di Vara, il fagiolo cenerino ha forma cilindrica ed è lungo circa 2 cm, dal tipico colore cenere.
Allo stato fresco si utilizza anche il baccello. Dopo cotto il baccello assume una consistenza cremosa.
Il frutto si impiega comunemente come contorno a secondi piatti o per la preparazione di minestre.

Il Fagiolo lumè di Pignone

Si tratta di fagioli borlotti con baccello lungo 15-18 cm.
La coltivazione avviene all’aperto da maggio a giugno, buoni sia freschi che essicati sulle aie.
Il suo gusto delicato lo rende ottimo può essere consumato bollito e condito con olio.

Il Fagiolo di Mangia

Viene prodotto in località Mangia, nel comune di Sesta Godano in provincia di La Spezia.

È un fagiolo borlotto rampicante di colore rosso, che cresce in verticale, molto produttivo. Si coltiva lungo il torrente Mangia, nel Comune di Sesta Godano.
I coltivatori fanno arrampicare la pianta lungo rami raccolti nel bosco e raggiunge grandi altezze. Viene annaffiata per allagamento con acqua del torrente Mangia. Una volta raccolti, i fagioli sono fatti seccare con l'esposizione al sole.

Secondo la tradizione culinaria il fagiolo viene servito lessato e condito con poco olio.

La Susina dal Collo Storto

La susina bianca dal collo storto ha una colorazione bianca di pezzatura medio-piccola.
La forma allungata a goccia è simile ad un fiaschetto. Il colore dell'epidermide è di una tonalità giallo-aranciata, di media pruinosità.
È una prugna nota per la sua dolcezza e aromaticità.
A maturazione è spiccagna, il nocciolo cioè si stacca facilmente dalla polpa.

La susina è coltivata in tutto il territorio dell'entroterra ligure. Questa particolare varietà viene ciata all'interno della "Pomona Italiana" del Gallesio come susino Basaricatta o Collo Storto (Prunus ligustica).

Tradizionalmente in Liguria il consumo è fresco ma qualche produttore si é anche lanciato nella commercializzazione del frutto essiccato al sole.

Lo Zafferano di Campiglia

L'alta qualità del prodotto lo rende uno dei prodotti tipici liguri più ricercati.

Il Cavolo nero della Val di Vara

Impossibile non assaggiarlo passando dalla provincia di La Spezia. Una vera leccornia.

La Castagna bodrasca, chiavarina, carpinese

Dolcissime, buonissime e ottime per preparare il pandolce alla farina di castagne spezzino.

L'Aglio di Vessalico

Prodotto nell'Alta Valle Arroscia, in provincia di Imperia principalmente nei comuni di Vessalico, Borghetto d'Arroscia, Aquila d'Arroscia, Pieve di Teco e Ranzo. Ha un'aroma particolarmente delicato e un sapore intenso, lievemente piccante al palato.

A Vessalico ogni anno il 2 luglio si svolge la tradizionale fiera dell'aglio.

Sciroppo di Rose

Lo sciroppo di rose è specialità tipica genovese.
Dopo la raccolta tra maggio e giugno i petali di rosa vengono messi in infusione con limone e acqua, macerati e zuccherati, portati a ebollizione e imbottigliati.
Allungato con acqua fredda è un ottimo dissetante.

Acqua di fiori d'Arancio

A Vallebona, vicino Ventimiglia, quella di fiori di arancio è una coltivazione tradizionale. I fiori vengono distillati per ottenere un'acqua usata per aromatizzare e bagnare dolci tipici.

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