Albenga

Albenga e dintorni

Riviera delle Palme

Albenga

Chiamata nell'antica lingua ligure prima Albium Ingaunum, in seguito Albingaunum (latinizzazione del termine originale), traducibile in Città degli Ingauni (dalla popolazione dei Liguri che l'ebbe in origine per capitale) è stato un centro importante per la fondazione dell'Impero romano nella Liguria occidentale. Fu alleata dei Cartaginesi contro Roma durante la Seconda guerra punica (III secolo a.C.) e divenne la base navale di Magone, alleato di Roma contro Genova.

Conquistata da Roma nel 181 a.C. da parte del proconsole L. Emilio Paolo, ottenne il diritto latino nell'89 a.C., la cittadinanza romana nel 45 a.C. e assoggettò i territori dell'interno. Il condottiero romano Gaio Giulio Cesare gli conferì la cittadinanza romana e lo status municipale. Proprio nello splendore dell'impero valorizzò e sviluppò maggiormente la sua urbanizzazione. Il territorio comunale si ampliò partendo dalla costa tra Sanremo e Finale Ligure, nell'entroterra prendendo possesso dell'intera alta valle del Tanaro.

Nel V secolo subì l'attacco e l'invasione dei Goti che danneggiarono vistosamente la città conquistandola. Il 451 segnò la nascita della locale diocesi, una delle più antiche della Liguria.

Fu conquistata dai Longobardi e dai Rotari. Dopo il Mille fu tra i primi liberi Comuni marinari, partecipò alla prima Crociata e alle lotte per il predominio nel Tirreno. Divenne poi libero comune, passando successivamente nel territorio della Repubblica di Genova nel 1251 (sottoscrivendo una onerosa convenzione dopo la morte di Federico II del Sacro Romano Impero che la proteggeva), ne seguì le vicende godendo ancora periodi di grande prosperità.

Albenga sfuggì al saccheggio dei pirati che avevano assalito Ceriale nel XVII secolo. La leggenda dice che i saraceni si fermarono spaventati davanti all'odierno santuario di Nostra Signora di Pontelungo (nacque così la festa del 2 luglio).

Nel 1288 ebbe statuti propri. Coinvolta nelle lotte tra Guelfi e Ghibellini, fu sotto la signoria dei Del Carretto del Marchesato di Finale, dei Visconti (1355-1379), dei Francesi (1396-1413). Fu occupata dai Savoia nel 1625 e nel 1746 sotto Napoleone Bonaparte fu capoluogo della giurisdizione del Centa e capoluogo di provincia sotto il Regno di Sardegna (1815-1863).

La città di Albenga vanta uno dei centri storici più suggestivi e meglio conservati della Riviera ligure di ponente, per gran parte ancora circondato da mura e nel quale svettano numerose torri, palazzi e altre pregevoli architetture di epoca medievale.

Il Santuario di Nostra Signora di Pontelungo è meta frequente di pellegrinaggi.

La Cattedrale di Albenga è dedicata a San Michele Arcangelo contenente le spoglie di San Verano.

Il Battistero paleocristiano, del V secolo, uno dei battisteri meglio conservati della Liguria. All'interno nella volta in una nicchia è raffigurato un mosaico policromo.

Numeroso sono le testimonianze di palazzi di pregio ad Albenga, come Palazzo Peloso Cepolla del XVI secolo.

Albenga è conosciuta con l'appellativo di città delle torri non per caso. L'alto numero di edifici testimonia il potere del Comune medievale e delle varie famiglie nobili. Tra le più famose vi sono la Torre del Municipio, la Torre del Vecchio Comune (sede del Civico Museo Ingauno) e la Torre Costa.

Anfiteatro romano, del II-III secolo, sulla collina detta del Monte. Necropoli e monumenti funerari, siti a breve distanza dall'anfiteatro e vicino alla Via Julia Augusta.

Terme pubbliche, di epoca romana, sono state scoperte di recente a seguito di scavi, situate nella sponda destra del fiume Centa. Nell'alveo del fiume sono stati inoltre ritrovati basi delle pile relative ad un antico acquedotto e degli altri monumenti funerari.

La città ospita tre musei, il Museo diocesano di Albenga, il Civico Museo Ingauno e il Museo navale romano.

In città sono presenti due tratte di piste ciclabili.
Via Trieste. Per 1 km. Ciclostradale.
Via Martiri della Foce. Per 1,5 km. Ciclopedonale.

Isola della Gallinara

L'isolotto è situato nei pressi della costa ligure di fronte al comune di Albenga; costituisce la Riserva naturale regionale dell'Isola Gallinara.

L'isola prende il nome dalle galline selvatiche che la popolavano in passato, come riportano Catone e Varrone.
Fu il rifugio di San Martino di Tours verso la fine del IV secolo e di un monastero fondato dai monaci colombaniani di San Colombano di Bobbio in epoca longobarda e successivamente passato ai monaci Benedettini, che venne venduto in seguito, nel 1842, a privati.

Nei fondali circostanti l'isola sono stati trovati vari relitti e manufatti, risalenti in alcuni casi al V secolo a.C. e identificati come provenienti dalla zona di Marsiglia, per via dei commerci avvenuti in passato. Svariati reperti sono conservati nel Museo Navale di Albenga, tra cui molte anfore di epoca Romana dal periodo repubblicano fino al VII secolo. Nino Lamboglia effettuò qui il primo recupero subacqueo della storia nel 1950.

Sui fondali e sulle pareti si possono trovare margherite di mare, spugne gialle (talvolta anche di grosse dimensioni, rare Chetaster longipes e una grande abbondanza di vita bentonica.

In particolare l'isola presenta due punti di immersione.

Cristo redentore o Punta Falconara

Nel fondale circostante l'isola è stata posata una statua di Cristo il 29 settembre 1998. L'immersione è piuttosto semplice e poco profonda, fino al massimo di 18 metri, a meno di voler proseguire oltre un gradone per immergersi fino ai 22. La fauna bentonica è abbondante e caratterizzata da notevoli colonie di nudibranchi, mentre oltre il gradone si trovano abbondanti margherite di mare.

Punta Sciusciau

Dai 15 ai 30 metri, non presenta alcuna difficoltà particolare fatta eccezione per la profondità e, talvolta, per la corrente. E' frequente l'osservazione di esemplari di buone dimensioni di cernie, murene, polpi e scorfani, e verso i 30 metri di profondità, di spugne anche di grosse dimensioni.

Ceriale

Ceriale conserva un bel centro storico, accogliente e curato.
In piazza della Vittoria, aperta sul mare e centro cittadino, è collocato il bastione difensivo risalente al 1546.

Villanova d'Albenga

L'antico borgo medievale, costruito a pianta poligonale, risale al 1250 e si presenta ancora in buona parte circondato dall'antica cinta muraria con la presenza delle dieci torri e delle due porte d'accesso. Al centro del borgo si conserva il pozzo medievaleb, divenuto simbolo di Villanova e fino agli anni trenta del XX secolo l'unico distributore d'acqua potabile per gli abitanti, con le catene e i secchi d'epoca.

Nonostante la ridotta dimensione del borgo Villanova presenta alcune perle di architettura religiosa.
Il Santuario di Nostra Signora della Neve presso la frazione di Ligo. Anticamente l'area era dominata dal locale castello eretto su un poggio, nei pressi dell'odierno edificio di culto, dal Comune di Albenga dopo l'acquisto nel XIV secolo.
La chiesa di Santo Stefano di Cavatorio, in località Pian Cavatorio nei pressi del locale cimitero, fu costruita nel XII secolo in stile romanico, ma in seguito più volte modificata. L'edificio è affiancato da una torre campanaria cuspidata e aperta da bifore del XIII secolo.
La chiesa di Santa Caterina d'Alessandria. Sorge nel borgo storico villanovese la sua struttura si presenta ad unica navata. Tra i tanti arredi e opere è presente un affresco della titolare della chiesa datato al 1632.
L'oratorio di San Giovanni Battista. Sede dell'omonima confraternita nel borgo di Villanova, conserva diversi cicli di affreschi quali la Teoria di Santi e Madonna col Bambino del XIV secolo e la Passione di Gesù del XV secolo. Oltre ai tradizionali crocifissi processionali è inoltre conservata una statua del Cristo morto dello scultore Giovanni Battista Drago databile al 1834.
La chiesa di Santa Maria della Rotonda o Santa Maria del Soccorso. Situata lungo la strada per Garlenda, fu eretta nel 1520 in stile rinascimentale con pianta centrale ed è affiancata da un tozzo campanile cuspidato. Il diametro interno della chiesa è di 10,40 metri.

Castelbianco

Il borgo e le sue frazioni fecero parte dei possedimenti della famiglia Cepolla di Albenga e, a partire dal 1383, dei confini territoriali del Marchesato di Zuccarello.

Nel 1623 i marchesi Del Carretto vendettero il borgo alla famiglia Savoia, nonostante la Repubblica di Genova ne rivendicasse il diritto di prelazione. Successivamente fu acquistato dalla Repubblica genovese, seguendone quindi le sorti.

Nel 1815 entrò a far parte del Regno di Sardegna e nel 1861 del Regno d'Italia.

Il borgo è inserito nella Valle Pennavaire, culla dei Liguri, ricca di falesie.
Alle pendici del monte Alpe (1056 m.) sorgono le quattro frazioni di Veravo, Colletta, Oresine e Vesallo, quest'ultima devastata dal terremoto del 1887.

La chiesa parrocchiale dell'Assunta è costruita in stile barocco e conserva al suo interno un pregiato organo del XVIII secolo.

La chiesa dell'Annunziata è situata nella frazione di Vesallo è costituita da due campanili di diverse altezze, con cuspide a cipolla, entrambi in stile barocco.

Zuccarello

Il borgo medievale di Zuccarello fu fondato il 4 aprile del 1248 dai marchesi di Clavesana, Bonifacio III, Emanuele I e Francesco I, e dalla popolazione della val Neva, l'antica Vallis Cohedan.
L'atto di fondazione è tuttoggi conservato presso l'archivio storico del Comune.

Il borgo fu ceduto alla famiglia dei Del Carretto tra il 1326 e il 1335, divenne sede dal 1397 del marchesato locale (Marchesato di Zuccarello) annettendo il castello di Balestrino, Castelvecchio di Rocca Barbena, Erli e Nasino (1420).
Successivamente nel 1567 la Repubblica di Genova acquisterà, dal marchese Giò Andrea Del Carretto, un terzo del feud, concedendo a Genova il diritto di prelazione.
La vendita, in seguito, di una parte della proprietà feudale ai Savoia scatenò tra la repubblica genovese e la famiglia sabauda la famosa guerra del sale (1625) che si concluse con il riscatto dei restanti due terzi del feudo da parte dei Genovesi; la somma, nel 1624, ammontò a 200.000 fiorini.

Zuccarello vide altre battaglie nei suo territori nel 1672 e nel 1746-1747 nella celebre guerra di successione austriaca dove il paese fu difeso e riconquistato dai soldati genovesi e corsi dall'assediamento piemontese. Tra il 1795 e il 1797, durante la Campagna d'Italia di Napoleone Bonaparte, il borgo medievale fu sede del quartier generale delle truppe francesi del generale Andrea Massena durante la Battaglia di Loano del 23 e 29 novembre 1795.

Rientrò nei confini del Regno di Sardegna nel 1815 e nel successivo Regno d'Italia dal 1861.

La chiesa di San Bartolomeo fu eretta assieme al borgo nel XIII secolo, anche se alcune fonti storiche riportano la fondazione tra l'XI e XII secolo e quindi molto prima della nascita del borgo.

Palazzo Marchionale, sito nel centro storico conserva al suo interno diversi cicli di affreschi. Nel 1459 qui avvenne lo storico incontro tra Giovanni di Calabria, rappresentante del regno francese e della Repubblica di Genova, e i signori feudali marchesi Del Carretto per siglare ufficialmente la fine delle ostilità tra Genova e i Del Carretto del Marchesato di Finale.

Il borgo è circondato da numerose porte, Porta del Molino, Porta Soprana o del Piemonte che presenta Torre medievale, Porta Interiore, Porta del Ponte risalente al XVII secolo, Porta sul torrente Neva risalente all'epoca tardo medievale, Porta Sottana con la presenza della torre con elementi tardo medievali e Porta "del Morto".

Casa "del Molino" con elementi del tardo medioevo presenti nella facciata.

L'oratorio di Santa Maria Nascente e San Carlo, eretto tra il XVII e XVIII secolo, conserva un crocifisso del XV secolo portato in processione nel paese, illuminato con l'ausilio di fiaccole, durante la festività religiosa del Venerdì Santo.

Cappella di Sant'Antonio abate, con affreschi del tardo medioevo.

Castelvecchio di Rocca Barbena

È nel XI sec. che sorge il castello, posto lungo il tragitto che congiunge la costa del Ponente ligure alle prime, fertili pianure piemontesi attraverso il colle di San Bernardo; la via è un passaggio obbligato per mercanti, pellegrini ed eserciti.

Il castello, inserito in età carolingia nella marca arduinica (compresa tra Ventimiglia e Torino), passa nel 1100 ca. con Bonifacio del Vasto, capostipite dei Clavesana, alla marca aleramica, che si estende da Savona al Monferrato. E' il principale centro di difesa militare della vallata fino al 1248, anno di fondazione di Zuccarello.

Nel 1326 il feudo di Castelvecchio passa per via matrimoniale dai Clavesana ai Del Carretto e viene compreso nel Terziere del Finale (la regione tra Savona e Finale Ligure sottoposta ai marchesi Del Carretto già dal XII secolo).

Carlo I Del Carretto (il padre di Ilaria) cede al fratello Lazzarino i suoi beni nel Finalese per dar vita a un autonomo marchesato nel 1397. Assunto il titolo di primo marchese di Zuccarello, Carlo sposta in quest'ultimo castello la sede marchionale, provocando la decadenza di Castelvecchio.

Durante il XVI-XVII sec. il castello torna ad essere abitato dai Del Carretto in un momento molto difficile della loro storia. Aspre contese ereditarie inducono il marchese Giò Andrea a vendere nel 1567 un terzo del feudo alla Repubblica di Genova, che nel 1624 acquista la parte restante scatenando l'immediata reazione dei Savoia e dei francesi, loro alleati. In quello stesso anno le milizie savoiarde si impadroniscono del castello, come già avevano fatto nel 1614 durante la guerra del Monferrato e come accadrà nel 1672. Nel corso di quest'ultimo assedio, viene bombardata dall'artiglieria genovese l'ala nord ovest del castello, che si presenta tuttora diroccata. Dopo pochi anni Castelvecchio torna in mano ai genovesi.

Nel 1746 si registra un nuovo assalto al castello, questa volta ad opera degli austro-piemontesi. Con la caduta di Napoleone, Castelvecchio segue le sorti della Liguria passando sotto il Regno di Sardegna.

Il vecchio castello prende il nome dal monte, alto 1142 metri, che lo sovrasta.
Costruito dai Clavesana nel XI secolo, quando ancora il luogo si chiamava Vallis Cohedani, toponimo misterioso che identificava una delle principali "vie del sale", in grado di mettere in comunicazione la pianura piemontese con la Liguria di ponente attraverso lo scambio di olio, vino, grano, legname. Ottenuta l'investitura imperiale del feudo, i Del Carretto hanno improntato di sé Castelvecchio come tutta questa parte di Liguria.

L'accesso al castello si inerpica per le strette e tortuose viuzze che si diramano dal carruggio principale.
Alla famiglia che oggi lo abita si devono gli interventi conservativi che lo hanno riportato a nuova vita.

Il borgo si caratterizza per le antiche case in pietra, per i portali in tufo, i tetti a terrazza e i sottotetti ad arco (vîsà) in cui si essiccavano fichi e funghi, per le sagome dei forni sporgenti dai muri delle case, dove veniva cotto il pane per la comunità, e per le cornici bianche alla finestre, che richiamano motivi dell'area alpino-provenzale.

Le case fortezza, collegate da archi in funzione antisismica sulle vie interne, si conciliano con l'aspetto mediterraneo delle coperture a terrazza, che conservano forse il ricordo delle origini: i primi abitanti pare fossero saliti fin qui dalla costa per sfuggire alle incursioni saracene. Tra le case arroccate alle pendici del castello c'è quella in cui Bjõrn Afzelius componeva le sue canzoni.

La chiesa dell'Assunta, pur avendo subito rifacimenti in periodo barocco, mantiene il campanile con cuspide dell'edificio originario.

L'oratorio dei Disciplinanti, si affaccia in piazza della Torre, dove un tempo era innalzata la forca. Dalla strada che conduce al cimitero si può raggiungere il poggio su cui è edificato il santuario della Madonna delle Grazie (sec. XVII). Da qui è molto bella la vista sul borgo e sul paesaggio, dominato dalle fasce coltivate vicino alle case.

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